Il richiamo del cardinal Bagnasco: “Siano ascoltate le parole di Napolitano”

GENOVA – L’auspicio è che “si risolva la vertenza Fiat nel modo migliore per tutti”, mentre le parole che il Capo dello Stato ha detto vanno considerate “una linea di azione valida per tutti’’.
Sono le parole con cui il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, da Genova, appoggia la linea del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha invitato la Fiat a superare il caso di Melfi, dove il giudice ha deciso il reintegro dei tre lavoratori licenziati, e tutte le parti in campo a percorrere la strada del confronto.


Il porporato, all’indomani della divulgazione dei dati emersi dalla Relazione Generale sulla situazione economica del Paese che indica l’Italia come fanalino di coda dei Paesi europei in quanto a investimenti per maternità e famiglia (il 4,7% contro l’8% della media Ue), è tornato poi a parlare dell’importanza di investire sulla maternità e sui nuclei fondativi della società stessa.


“Trascurare la famiglia, ad esempio nelle sue esigenze economiche, significa sgretolare la società stessa. Per contro, mettere in atto delle politiche adeguate ai reali bisogni della famiglia perché possa avere dei figli, significa guardare lontano, assicurare un corpo sociale equilibrato. Non si finirà mai di insistere perché le misure siano sempre più aderenti ed efficaci alla realtà della famiglia grembo della vita”.


“Che l’Italia non goda di buona salute sul piano della natalità è sotto gli occhi – ha aggiunto Bagnasco – del mondo intero. Che gli altri Paesi non se ne preoccupino è scontato, ma che non ce ne preoccupiamo e non ce ne occupiamo noi è stolto. La Liguria, poi, si trova nelle primissime posizioni in quella che è una vera corsa verso la morte. Per la verità, i segni di una ripresa esistono anche da noi, e non solo grazie agli immigrati. Ma l’inversione di tendenza non è ancora decisa. Quali siano gli effetti negativi a tutti i livelli di questo inverno demografico sono noti a chi riflette e s’informa: sul piano economico, politico, sociale, psicologico, culturale, ecclesiale”.


“Sembra strano parlare di rapporto tra demografia e democrazia – ha proseguito Bagnasco – ma bisogna tuttavia riconoscere che l’equilibrio demografico non solo è necessario alla sopravvivenza fisica di una comunità, che senza bambini non ha futuro ma è anche condizione per quella alleanza tra generazioni che è essenziale per una normale dialettica democratica. Anche per questo la Chiesa da molto tempo va dicendo che, in Occidente, dietro ad una bassa demografia sta una catastrofe culturale grave. Ne metto in evidenza un aspetto”.


“La scarsità di bambini significa non solo un futuro autunnale, ma già ora crea squilibri tra le generazioni, causa una povertà educativa non solo perché noi adulti siamo sottratti al compito di educare, ma anche perché non siamo più educati noi stessi. I ragazzi e i giovani, infatti, ci costringono a metterci in discussione; ci provocano a uscire da noi che, per età e acciacchi, tendiamo a ripiegarci sui nostri bisogni immediati. Non sono solamente i genitori che, avendo dei figli, devono cambiare prospettive e stili, devono pensare e organizzarsi in rapporto ai figli nelle diverse età. E’ la società nel suo insieme che deve pensarsi e organizzarsi in tal senso. Per assurdo, una società senza bambini e ragazzi, così come una società senza anziani, sarebbe gravemente mutilata, non potrebbe funzionare”, ha concluso.