A 5 anni da Katrina, Obama: “Lotto insieme a voi”

WASHINGTON – “La mia amministrazione è con voi e lotta insieme a voi”: nel quinto anniversario del disastro dell’uragano Katrina, il presidente Barack Obama ha voluto ieri far sentire cosí la sua vicinanza alla gente di New Orleans e la volontà di voltare pagina su quella tragedia.


E mentre emerge che nel 2005 nel dopo-diluvio, quando ancora la città non sapeva di avere 1.800 morti e un milione di sfollati, una scia di episodi di violenza a sfondo razzista attraversò New Orleans, il capo della Casa Bianca ha espresso l’impegno a fare piena luce su quei crimini. Come anche sulle zone buie della rinascita della citta’, molte delle quali, come sta emergendo, affondano le radici nella discriminazione razziale. “Non c’e’ bisogno di soffermarsi su quanto avete dovuto affrontare per sapere che siete un simbolo”, ha detto Obama parlando alla Xavier University, una delle universita’ sommerse dall’alluvione e oggi rinata a nuova vita. Come alla Xavier, cosi’ in molte altra zone New Orleans grazie alla sua gente e’ oggi un “simbolo di resistenza”, di “capacita’ di rinascita”.


Ma anche, emblematicamente, delle discriminazioni che ancora attraversano l’America. “Nei giorni del disastro una donna mi disse: ‘Prima di Katrina non avevamo niente. Ora ci e’ rimasto meno di niente”. E’ in nome di quella donna che Obama ieri ha voluto essere presente a New Orleans.


Gli Usa devono sentirsi impegnati a fare tutto quanto e’ in loro potere per riportare in citta’ vita, benessere e giustizia. Nel dopo-ricostruzione sono stati spesi decine di miliardi di dollari per rifare case, ponti, scuole, strade, argini, ospedali. Ma – come emerso in alcune inchieste e come sentenziato da un giudice della Louisiana – quei dollari sono stati spesi in modo “discriminatorio”.


“Come New Orleans divenne il simbolo della distruzione e della risposta inadeguata del governo, cosi’ oggi e’ diventata un simbolo di resistenza” ha detto Obama, accompagnato nella visita dalla moglie Michelle, assicurando che “intendiamo monitorare con attenzione la corruzione e l’inefficienza che ha spesso caratterizzato la New Orleans Housing Authority”.


Nessun riferimento esplicito alle disparita’ tra bianchi e neri denunciate da molti. Ma molti riferimenti impliciti. Dopo aver ricordato l’orgoglio della citta’, la cui squadra di football, i Saints, ha vinto quest’anno il Superbowl, Obama ha sottolineato che “resta ancora molto da fare” in termini di rinascita. “Troppe persone ancora non hanno un lavoro, ancora troppi studenti frequentano le lezioni in aule di fortuna, ancora troppi abitanti non hanno potuto fare rientro nelle loro case”.


“In una citta’ che ha conosciuto troppa violenza – ha aggiunto – il Dipartimento di Giustizia e’ impegnato con le autorita’ locali per far venire alla luce e combattere tutti i crimini commessi”. Evidente il richiamo agli episodi di violenza razziale avvenuti nei giorni dell’emergenza ed emersi di recente in numerosi inchieste del Dipartimento di Giustizia.


Fra luci e ombre, tuttavia, New Orleans e’ rinata: oltre 500 chilometri di argini sono stati ricostruiti ad un costo di 15 miliardi di dollari; con l’aiuto di donazioni private (come quella dell’attore Brad Pitt, 150 unita’ immobiliari a pannelli solari) nelle periferie sono stati costruiti quartieri nuovi di zecca (molti dei quali deserti); e’ rinato lo stadio Superdome, simbolo stesso della catastrofe. “New Orleans e’ tornata a fiorire” ha concluso Obama. Che possa farlo anche la giustizia, tanto quella sociale quanto quella delle aule dei Tribunali.
Nelle ore che hanno preceduto l’arrivo di Obama, a Chalmette, sempre in Louisiana, in una chiesa che fu sommersa dall’ alluvione, centinaia di persone hanno partecipato a un funerale simbolico, seppellendo il loro dolore, quindi lo stesso uragano, in un feretro di acciaio nel quale sono state depositate lettere, appunti, messaggi e altri ricordi dolorosi.