Bocchino: ”La Camera dei Deputati non è l’ufficio notarile dei testi approvati dal Senato”

REGGIO CALABRIA – “La Camera dei Deputati non è l’ufficio notarile dei testi approvati dal Senato”. Lo ha detto il presidente del gruppo di Futuro e Libertà alla Camera, Italo Bocchino, rispondendo a Reggio Calabria ad una domanda sul voto alla Camera sul testo di legge del Governo sul processo breve già approvato al Senato.

“Noi riteniamo – ha aggiunto Bocchino – che una legge sui tempi giusti del processo sia utile, ma che vada approfondito il testo uscito dal Senato per due ragioni: una, perché servono mezzi, risorse e strumenti perché una cosa è dire facciamo i processi in tempi più brevi e una cosa è farli. Tra la teoria e la pratica ci vogliono gli investimenti. L’altra ragione è la cosiddetta norma transitoria. Noi siamo favorevoli ad uno scudo giudiziario per Berlusconi, che è vittima di un’aggressione , ma non si può fare venire meno, dalla sera alla mattina, quattro-cinquecentomila processi”. “Noi nei processi – ha concluso Bocchino – siamo sempre dalla parte delle vittime e non consentiremo che ci siano centinaia di migliaia di vittime che possano restare con l’amaro in bocca”.

IL PRESSING DI BERLUSCONI SUI FINIANI – Pressing di Silvio Berlusconi sui finiani: al centro, questa volta, le misure per il processo breve, che il Pdl pretende siano approvate rapidamente e in via definitiva dalla Camera. A Futuro e Libertà, che chiede di aprire un confronto proprio su questo tema, non resta quindi che votare a scatola chiusa. Insistere, spiega il vicepresidente dei deputati del partito del premier Osvaldo Napoli, “vuol dire sbarrare alla legislatura”. Il tema della giustizia con il provvedimento sul processo breve si conferma quindi il primo scoglio da superare per la prosecuzione della legislatura. Ma i finiani in queste settimane non hanno certo nascosto di avere dubbi proprio su questo fronte e c’é chi come il ‘falco’ Carmelo Briguglio già annuncia di essere pronto a “votare no se il testo non cambia”. Certo a ora si tratta di una posizione personale ma è anche vero, dice, che “questo provvedimento non pare compatibile con la linea di rigoroso rispetto della legalità che ha intrapreso il presidente Fini”.

D’altro canto anche altri, a partire dal capogruppo di Fli a Montecitorio Italo Bocchino, mostrano più di qualche perplessità: il nodo è rappresentato dalla norma transitoria, che rischia di essere “un’amnistia mascherata”. Un timore, quest’ultimo che, sono convinti sempre i finiani, sarebbe condiviso da Napolitano. “Non sapevo – ironizza il deputato del Pdl Amedeo Laboccetta – che l’onorevole Bocchino fosse diventato il nuovo portavoce del Quirinale”. Ma a tirare in ballo il Colle è anche il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri che ricorda come nel 2006 il Pd, di cui Napolitano era un esponente, “propose un’ampia amnistia a causa della quale si rischia di celebrare molti processi che poi non porteranno a condanne”.

Quindi, aggiunge, “sicuramente il presidente Napolitano ricorderà quelle scelte e saprà valutare con equilibrio le decisioni del Parlamento di oggi”. In realtà, la situazione è in divenire e dunque, si fa notare in ambienti parlamentari, il Colle per ora non può che aspettare e vedere cosa accade non potendo in nessun modo intervenire fino a quando, a confronto terminato, ci sarà un testo da vagliare. Per il numero uno del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto è evidente comunque che non si può sommare alla “situazione assai contraddittoria a livello di partiti e di gruppi una linea ambigua” sui problemi di contenuto all’interno dei 5 punti programmatici (tra cui ci sono giustizia e processo breve). Sarebbe un comportamento, preannuncia, “inaccettabile” che porterebbe “solo a disastri”.

Mentre la maggioranza continua a ‘contarsi’, le opposizioni intanto si schierano compatte contro il processo breve. Il Pd e l’Italia dei Valori assicurano che in Parlamento sarà battaglia durissima, convinti che il processo breve sia l’ennesima dimostrazione che “al centrodestra interessano solo – afferma il capo della segretaria dei Democratici Filippo Penati – i problemi personali del Presidente del consiglio, delle sue aziende e dei suoi amici”. E dice no anche l’Udc che pure ribadisce la disponibilità a pensare ad una tutela delle alte cariche. “Cancellare centinaia di processi per farne finire uno o due – spiega il leader centrista Pier Ferdinando Casini dalle colonne del ‘Corriere’ – sarebbe però una follia”. Fuori dal coro invece i Radicali che fanno sapere di avere in cantiere una proposta di legge per consentire un’amnistia “ampia” e una, seppure diversa da quella della maggioranza, volta comunque a garantire un termine ragionevole del processo”.