Israele, apertura ai negoziati all’indomani degli attentati

Sembra caratterizzata da buoni auspici la vigilia dell’inizio dei primi colloqui diretti tra israeliani e palestinesi
dopo venti mesi di stop. In una intervista al quotidiano israeliano “Haaretz”, il ministro della Difesa Ehud Barak, ha detto che Israele è disposto a consegnare Gerusalemme Est ai palestinesi. Il tutto all’indomani dell’attentato che ha causato quattro morti a Hebron e che, assicurano i leader israeliani e palestinesi,
non peserà sui negoziati diretti. Barak ha affermato che i colloqui si baseranno sul principio “due stati per due
nazioni”.

“Gerusalemme Ovest e 12 quartieri ebrei, dove vivono 200mila persone – ha detto – saranno nostri”. “I quartieri arabi, dove vivono circa 250mila persone, saranno loro”, ha aggiunto ipotizzando
“un regime speciale per la città vecchia”, la parte più contesa. L’obiettivo è “mettere fine al conflitto e “a
qualsiasi rivendicazione futura”. Tra i punti cruciali del negoziato, Barak ha citato la sicurezza israeliana, la delimitazione delle frontiere dello stato palestinese, la questione dei rifugiati palestinesi e, appunto, la disputa su Gerusalemme Est. Il presidente palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Benjamin Netanyahu hanno condannato l’attacco terroristico a Hebron.

Una ferma condanna è arrivata anche dall’amministrazione
americana e in particolare da Hillary Clinton, che dopo l’attacco ha incontrato i due leader Usa. Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yigal Palmor ha confermato la disponibilità della sua delegazione a
rispettare l’agenda dei negoziati. Da parte sua Abu Mazen ha condannato fermamente l’attentato, che
vuole solo “turbare” il processo di pace.