Mantica, missione in Mozambico per rafforzare la cooperazione

Missione in Africa ricca di gli impegni per il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica che ha incontrato i rappresentanti della comunità internazionale che, da Nairobi, seguono gli sviluppi della situazione di sicurezza del Corno d’Africa.

Mantica ha incontrato il rappresentante dell’Unione Europea per la Somalia, George Mark Andariano, il vice comandante di Amisom, Wafula Wamuninyi, il ministro per la sicurezza interna del Kenia, George Kinuthia Saitoti, l’ambasciatore americano in Kenia Michael Rannerberger e il capo della Somalia Unit, Cheryl Sim. Colloqui con il nuovo rappresentante delle Nazioni Unite per la Somalia, Augustine Mahiga, e con il rappresentante dell’Unione Africana per la Somalia, Boubacar Gaoussou Diarra.

Il sottosegretario ha constatato “la crescente preoccupazione della comunità internazionale e dell’esecutivo keniota per il deterioramento della situazione di sicurezza somala e per il concreto rischio di esportazione del
conflitto all’interno degli Stati confinanti, come dimostrato dal recente attentato di Kampala”, confermando
comunque “il mantenimento degli attuali impegni dell’Italia per la ricostruzione dello Stato somalo e che il governo ha già chiesto all’Unione Europea di inserire la questione somala nell’agenda del Consiglio europeo che si terrà il 16 settembre prossimo a Bruxelles”.

“La comunità internazionale sta riorganizzando il proprio impegno in Somalia dopo i gravi attentati di Kampala e Mogadiscio – ha spiegato Mantica –. Una svolta nell’impegno internazionale potrà essere rappresentata dalla riunione di Madrid Gruppo di Contatto del 27 e 28 settembre prossimi, ma è necessario che l’Unione europea assuma sulla Somalia una linea d’azione politica chiara e univoca. L’Italia è il paese europeo maggiormente coinvolto negli sforzi di ricostruzione
e pacificazione della Somalia”. “L’impegno dell’Italia prosegue ininterrotto ha precisato il sottosegretario
– con il sostegno finanziario alle istituzioni somale, alle forze di sicurezza e a Radio Mogadiscio e con nuove iniziative di cooperazione per un totale di 5,2 milioni di euro.

L’Italia ritiene che è necessario affiancare ad Amisom un numero sempre maggiore di forze di sicurezza somale e per questo il nostro governo ha messo a disposizione dell’Unione Africana e del governo di transizione somalo le competenze dei nostri Carabinieri in materia di addestramento nel settore della polizia militare e dell’antiterrosimo, e della nostra Guardia costiera per il pattugliamento delle acque del paese in funzione antipirateria. Tra ufficiali, sottufficiali
e truppe – ha concluso – saranno circa1000 le unità di sicurezza somale che si formeranno con il nostro sostegno una volta che l’Unione Africana avrà terminato il processo di selezione”. Mantica ha infine discusso con i propri interlocutori la situazione interna di sicurezza e le strategie di contrasto alle forze degli Shabab sottolineando come sia “necessario agire nei prossimi mesi con risolutezza e con concertazione tra tutti gli attori della comunità internazionale affinché venga arrestato il processo di dissoluzione della Somalia e di internazionalizzazione del conflitto, anche a causa del preoccupante fenomeno di sempre maggiore coinvolgimento della diaspora somala nelle file degli Shabab.

Da questo punto di vista – ha continuato
– è fondamentale portare avanti un approccio più sofisticato nei confronti dei gruppi Shabab a cui non va
in nessun modo regalata la bandiera del nazionalismo somalo contro le forze internazionali. Gli Shabab
hanno dimostrato un’elevata capacità di mobilitazione e di colpire nel territorio somalo, ma vanno
ricordati i progressi fatti dalle forze di Amisom negli ultimi due mesi che adesso controlla porto, aeroporto e
una parte sempre maggiore di Mogadiscio. È ora necessario affiancare all’azione militare un chiaro disegno
politico, che deve necessariamente prevedere una strategia che faccia esplodere le contraddizioni interne
degli Shabab, tenendo conto che non tutti i clan perseguono l’agenda del jihadismo internazionale
ma molti di essi hanno un “agenda” somala. Occorre ora più che mai – ha concluso Mantica –utilizzare un
approccio meno ideologico e maggiormente basato sul substrato clanico della società somala”. Su questo
approccio strategico il sottosegretario ha registrato un positivo apprezzamento anche da parte dell’ambasciatore americano in Kenia e del suo staff.