Per le donne sono inferiori di oltre un terzo rispetto agli uomini

ROMA – E’ un gap enorme quello che divide le pensioni di uomini e donne: gli assegni ‘rosa’ lo scorso anno sono stati del 35,2% inferiori rispetto ai maschi, cioè una differenza di oltre un terzo. Mentre rispetto alla media nazionale le donne hanno ricevuto il 19,8% in meno.


E’ quanto emerge dai dati dell’Inps, contenuti nell’ultimo rapporto annuale dell’Istituto. Lo scorso anno le donne hanno percepito in media 758,35 euro al mese. Il reddito annuale, compresa la tredicesima, è stato di 9.858,55 euro. Gli uomini hanno raggiunto i 1.169,55 euro mensili per un importo annuo di 15.204,15 euro. In media le pensioni erogate dall’Istituto sono state pari a 945,76 euro mensili e il reddito medio annuo è stato di 12.294,88 euro.


Considerando le sole pensioni di vecchiaia (escludendo quindi invalidità, superstiti e assistenziali) il gap tra donne e uomini cresce ulteriormente. Dopo una vita di lavoro, magari con l’aggiunta degli impegni domestici, le donne percepiscono un assegno inferiore del 47,2% rispetto ai colleghi. Si passa infatti dai 1.305,32 euro degli uomini (16.969 euro l’anno) a 688,7 euro per le pensioni rosa (8.953 euro l’anno).


La ripartizione per area geografica mostra una differenza maggiore, tra redditi di uomini e donne, al Nord dove le pensioni rosa sono del 38,2% inferiori. Gli uomini percepiscono una pensione annua di 17.408 euro, mentre le donne arrivano a 10.755 euro. Al centro il reddito annuo dei pensionati arriva a 15.723 euro mentre per le donne si ferma a 9.826 euro, con una differenza del 37,5%.


Differenza inferiore rispetto alla media nazionale al Sud, dove la pensione media annua per gli uomini arriva a 11.346 euro e per le donne a 8.432 euro, con una differenza del 25,7%.
Il gap delle pensioni tra uomini e donne dimostra, sottolinea la Cgil, che “il problema non sta nell’innalzamento dell’età pensionabile ma nella stabilità occupazionale delle donne, nell’opportunità di lavoro per le donne, nel riconoscimento della loro professionalità e nella necessità a parità di salario di lavoro tra uomini e donne”.


Per il segretario generale dello Spi Cgil, Carla Cantone non è con l’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile che si arriva ad una parità tra donne italiane ed europee. “Questa non è parità. Negli altri paesi, infatti, c’è meno differenza di salario tra i sessi e più attenzione al lavoro delle donne, compreso il lavoro di cura della famiglia”.