Italia, lo spot di Abete: “Cassano ti dà una mano”

“Cassano dà una mano”. È quasi uno slogan pubblicitario quello varato dal presidente della Federcalcio,
Giancarlo Abete, parlando del ‘nuovo’ Fantantonio, così responsabilizzato dall’azzurro, disponibile, al
servizio della squadra. Ma non deve essere l’unico elemento di spinta per la selezione targata Cesare Prandelli: “Tutti insieme si sta cercando di ripartire dopo una grandissima delusione – sottolinea Abete a ‘Radio anch’io Sport’ -.

È importante fare risultato, sono importanti il clima, lo spirito, la fiducia del gruppo. E ci metto anche quella dell’opinione pubblica. Sono ragazzi ed un tecnico di qualità, vanno aiutati. Sapevamo
ancor prima del Mondiale in Sudafrica che serviva un profondo rinnovamento e sappiamo oggi quanto sia
difficile fare risultato, vedi la sconfitta casalinga della Francia con la Bielorussia”. Un appello al pubblico di
Firenze – spesso in polemica con gli azzurri – dove oggi l’Italia affronterà le Isole Far Oer: “Prandelli – rileva Abete – è amato a Firenze e la Federazione, d’intesa con la Fiorentina e l’amministrazione comunale, ha ritenuto che questa occasione fosse un’ulteriore testimonianza della gratitudine della Figc nei confronti della città e della società che ha reso disponibile un tecnico che aveva un contratto importante. Pensiamo che possa essere una bella festa. È una partita ufficiale e, anche se contro un avversario modesto, va presa comunque per il verso giusto”.

Il presidente della Figc è tornato anche sul tema del Lippi2. È stato
un errore? “C’è il rimpianto per il risultato, l’amarezza condivisa da me, il Ct, il pubblico. Ma purtroppo
non esistono controprove. E questa è la bellezza del calcio. Tutti ipotizziamo degli scenari, ma nessuno ha la
certezza che si sarebbero poi effettivamente verificati. Dopo il Mondiale vinto nel 2006, in Sudafrica si sperava di andare meglio. Ma poi bisogna avere la capacità di leggere le situazioni al di là delle delusioni contingenti. Ora bisogna guardare al futuro, con serenità, assumendosi ciascuno le proprie responsabilità, senza però dimenticare i tecnici che ci hanno regalato successi che restano nella storia del nostro calcio”. Cassano in Sudafrica: lo chiedeva tutta l’Italia. Abete ebbe mai a perorare la sua causa con Lippi? “Naturalmente si parla, si scambiano delle idee, si fanno riflessioni. Ma non perché debbano poi trovare un riscontro tecnico. In Italia ci sono già 60milioni di allenatori ed io non ho neanche il patentino…
Naturalmente il presidente della Federazione ascolta gli umori dell’opinione pubblica, non solo nelle conversazioni private, ma anche negli stadi. Però le scelte restano tutte in capo al tecnico ed una forzatura è
impensabile”.