Istruzione, spese pubbliche e stipendi troppo bassi

ROMA – Italia bocciata nelle politiche economiche riferite al sistema scolastico: troppo poche le spese pubbliche stanziate per l’istruzione e troppo bassi gli stipendi degli insegnanti rispetto alla media dei paesi più sviluppati del mondo, anche se i prof. italiani passano nelle aule meno ore dei colleghi stranieri.
Secondo l’Ocse, che ieri ha pubblicato il rapporto annuale sulle spese per l’istruzione nei 33 paesi membri, l’Italia in questo campo è infatti quasi fanalino di coda: è penultima nella quota di Pil dedicata al settore, con il 4,5% di spesa contro il 6,2% della media Ocse (dati 2007). Male anche gli stipendi dei docenti (dati 2008), sensibilmente più bassi della media, mentre anche le ore di lezione sono di meno in Italia che all’estero.


Commentando il dossier, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha spiegato che l’Ocse “conferma tutte le valutazioni del governo” in materia, e spinge ad andare “avanti con riforme: la ricerca dimostra che la qualità dell’istruzione non è affatto legata al numero di ore passate tra i banchi”, mentre “per migliorare la qualità dell’istruzione inoltre è indispensabile che la retribuzione dei docenti sia basata sul merito e non esclusivamente sull’anzianità di servizio”. Infine, ha concluso Gelmini, l’Ocse “conferma che è necessario ottimizzare le risorse per l’istruzione”.


Critici con la Gelmini l’opposizione e i sindacati di centro-sinistra. Per Francesca Puglisi (responsabile Pd Scuola) “una scuola nella quale non si investe è una scuola morta”, mentre secondo Mimmo Pantaleo (Flc-Cgil) il governo “spaccia per riforme la demolizione del sistema pubblico d’istruzione, in controtendenza rispetto a ciò che accade nel resto del mondo”.