Mantica: “Subito un decreto per cambiare il voto all’estero”

Subito un decreto legge concordato con l’opposizione per rivedere le modalità dell’esercizio di voto all’estero. Questa la proposta del sottosegretario agli Affari Esteri con delega per gli Italiani nel mondo, Alfredo Mantica.
Secondo il senatore del Pdl questa è la priorità delle politiche per le comunità italiane in tutto il mondo.
“È importante – spiega – che sia la maggioranza che la sinistra si riflettano su come sono avvenute le elezioni
finora all’estero. Credo si debbano apportare all’attuale sistema di voto le modifiche necessarie – dichiara Mantica – e ritengo si debba farlo con una certa urgenza”.

Il sottosegretario suggerisce il ricorso a un Decreto legge, che – dice – “ovviamente deve essere concordato con l’opposizione”. “Vorrei avviare da subito un incontro tra tutti gli attori interessati – spiega Mantica – magari attraverso il presidente
della Commissione Affari costituzionali del Senato che coordina proprio la commissione di
indagine sulle modalità di voto all’estero e che ha già svolto incontri e audizioni per fare il punto delle proposte e delle richieste delle diverse parti e cercare una sintesi soddisfacente”.

Il senatore del Pdl spiega
anche che “questa operazione non è facile”. Tra le possibili strade da perseguire, Mantica suggerisce
soluzioni a ‘zona’. “Credo – spiega – che il voto per posta non vada abolito, ma può essere corretto, tenendo
però conto del tempo a disposizione nel caso in cui si dovesse andare ad elezioni anticipate”. Le altre
modifiche necessarie, secondo Mantica, sono quella relativa alla produzione delle schede elettorali
e quella sulla certificazione della residenza dei candidati. “Un’ipotesi -suggerisce – potrebbe essere quella di
stampare le schede in un posto solo, limitando così il rischio di duplicazioni ed eccessi di produzione”. “Per
quanto riguarda i candidati – dice Mantica -una delle possibilità potrebbe essere stabilire un limite temporale
minimo di residenza all’estero di 10 anni”.

Proposta che, secondo lo stesso sottosegretario, “può essere
considerata un’ingiustizia, perché magari c’è un cittadino italiano che vive all’estero da sei anni e che vuole
candidarsi”, ma “forse utile a evitare che qualcuno alla convocazione di nuove elezioni pensi di candidarsi
iscrivendosi all’Aire”. “Credo che sul voto – conclude il sottosegretario – bisogna essere pragmatici,
solo in questo modo, infatti, si possono trovare soluzioni realistiche”. “Ho già detto in altre sedi che il
governo non vuole eliminare gli italiani all’estero, non vuole ridisegnare le circoscrizioni, ma ritengo che
sulle modalità di voto si debba intervenire”.