Draghi: in Italia banche solide

BASILEA – “Le banche italiane sono solide e hanno requisiti patrimoniali superiore ai minimi nella media internazionale e a volte anche meglio”. E’ quanto ha detto il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi al termine della riunione dei governatori a margine del Financial Stability Forum di cui è presidente, spiegando inoltre come gli istituti italiani presentino, rispetto alle rivali, “una qualità del capitale migliore” e “un modello di business più tradizionale” e dovranno perciò “dedurre meno” oltre a non aver ricevuto nella “maggior parte dei casi fondi pubblici”. Le banche italiane “saranno in grado di muoversi verso livelli patrimoniali più elevati con gradualità assicurando il sostegno alle imprese e all’economia”.

Draghi si dice certo che “il lungo periodo di transizione” previsto dall’accordo Basilea3 (fino a fine 2018) “permetterà a tutti di raggiungere i livelli” di patrimonio previsti dalle nuove regole. Secondo Draghi comunque “certo qualche banca dovrà lavorare di più”.

Secondo il governatore della Bce Jean Claude Trichet l’accordo di Basilea3 raggiunto per elevare gradualmente i requisiti patrimoniali delle banche “elimina l’incertezza” fino a ora esistente che rappresenta “uno dei maggiori nemici”. Trichet ha ribadito che si tratta ‘’di un accordo molto importante’’ e che rappresenta parte considerevole delle nuove regole che le autorità di controllo stanno varando dopo la crisi anche se su questo fronte ‘’il lavoro continua’’. Il presidente della Bce è quindi tornato a sottolineare che le misure ‘’non incideranno sulla ripresa economica’’ come paventato da diverse associazioni bancarie e industriali, specie in Europa. Inoltre, Trichet si dice “pienamente fiducioso” che le autorità degli Stati Uniti applicheranno l’accordo Basilea3. Gli Usa, al vertice con il presidente della Fed Ben Bernanke, avevano espresso molti timori, insieme alla Germania, e non avevano pienamente applicato il precedente accordo Basilea2.

Infine, trichet ha evidenziato come la crescita “dei paesi emergenti appare sostenuta” mentre quella dei “paesi avanzati è più modesta”. Secondo lui, comunque, a livello globale non c’è un rischio di “ricaduta nella recessione”.