Primo giorno di scuola tra manifestazioni e flash mod

MESSINA – “E’ una giornata storica. La scuola italiana cambia e parte la riforma attesa da decenni”. Lo sottolinea il ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Mariastella Gelmini. “Viene completamente ridisegnata – sostiene il ministro – la struttura della scuola superiore, all’insegna della chiarezza e della modernità. Maggior collegamento tra scuola e lavoro, attenzione alle materie scientifiche, più inglese e rilancio dell’istruzione tecnica e professionale”. Insomma “questa è una riforma che ha deciso di puntare sugli studenti e sul loro futuro”.

Parole pronunciate mentre tra le due sponde dello Stretto manifestavano i precari, sottolineando che “la grande opera da compiere non è il ponte, ma un collegamento tra scuola e Paese”. Letizia Sauta, insegnante precaria, lo scorso anno aveva interrotto lo sciopero della fame solo dopo l’insistenza di Dario Francechini, e ieri era di nuovo lì, tra i 4 mila (2.500 secondo la questura) scesi in piazza a Messina per protestare contro i tagli previsti dal ddl Gelmini.

Dall’altra parte dello Stretto, a Villa San Giovanni, un gruppo di 300 precari – arrivati da Puglia, Basilicata e Campania – faceva eco agli slogan dei colleghi siciliani, che hanno occupato la stazione ferroviaria, bloccando i treni per un’ora e mezza e invaso uno degli imbarcaderi dei traghetti delle Fs.

Una giornata senza incidenti ma all’insegna della tensione con la polizia, che ha denunciato almeno 25 precari. Quando i manifestanti si sono radunati a piazza Cairoli, scandendo cori contro il governo (“Vogliamo una sola disoccupata, ministro Gelmini sei licenziata”), si è capito che l’intenzione era dirigersi verso la stazione marittima. La polizia ha provato a contenere la folla per evitare che arrivasse agli imbarcaderi, ma un gruppo ha raggiunto una invasatura delle Fs bloccando la nave Riace che attendeva di salpare. Nessun problema per i traghetti privati.

Dopo le 13 i manifestanti hanno occupato alcuni binari della stazione centrale, dove gli esausti passeggeri di un convoglio non l’hanno presa bene; ma tra loro c’era chi allargava le braccia, mostrando comprensione per la rabbia dei manifestanti. Il gruppo si è sciolto dopo le 15 e prima di lasciarsi i manifestanti si sono dati appuntamento per un’altra iniziativa da organizzare per il 18 settembre a Palermo, la città dove Pietro Di Grusa, del Comitato precari, ha fatto lo sciopero della fame davanti al provveditorato per due settimane, “mentre la gente era a mare – ha detto prima di andare via -. Sono precario da 25 anni e senza lavoro dall’anno scorso”. A fianco degli insegnanti e del personale Ata, hanno sfilato cobas, esponenti politici dell’opposizione e rappresentanti della Cgil, che a Villa San Giovanni sono stati presi di mira dal sindacato autonomo Rdb.

Intanto, il ministro Gelmini ha risposto ai manifestanti: “Per risolvere il problema dei 220 mila precari – ha detto – l’unica soluzione è il numero programmato che sarà introdotto da quest’anno”, confermando che nell’arco di 8 anni, grazie ai pensionamenti, circa 21 mila l’anno e grazie anche alle nuove immissioni in ruolo, “è possibile entro il 2018 dare risposta a tutti i precari che abbiamo ereditato”. Secondo il ministro, “saranno 150 mila le immissioni in ruolo, per le restanti 70 mila persone contratti a tempo determinato. Non ci saranno spazi aperti a tutti, perché questa modalità si è dimostrata non valida: anziché assegnare posti di lavoro si sono assegnati posti di attesa nelle graduatorie”.

Il ministro ha ammesso che questo provocherà problemi all’ingresso dei giovani: “Programmare il numero – ha detto – significa sicuramente dare ai giovani non il blocco, ma un numero limitato di posti”. Ma sindacati e opposizioni chiedono il ritiro del provvedimento e il portavoce di Idv, Leoluca Orlando, parla di “un dramma che non riguarda solo centinaia di migliaia di precari, ma l’intero Paese, nel quale si guarda con di sufficienza, commiserazione e indifferenza gli intellettuali e i professionisti”.

Oggi, inoltre, flash mob davanti alle scuole di numerose città della penisola, come annunciato dalla rete degli Studenti. Gli alunni avranno un casco giallo in testa per proteggersi “dalle macerie causate da Gelmini e Tremonti e dare inizio alla nostra ricostruzione”. “Partiremo con una protesta – affermano – che non darà respiro al ministro Gelmini e alla sua opera distruttiva. “Non si può considerare la scuola un’azienda in dissesto economico, i saperi un capitolo di bilancio sul cui risparmiare, le nostre vite uno spreco di denaro” protestano gli studenti, che annunciano di voler essere loro, insieme a tutte le componenti della scuola, a “ricostruire pezzo su pezzo le nostre scuole”.

Nel pomeriggio di oggi, infine, gli studenti saranno davanti al Ministero della pubblica istruzione a Roma, per continuare la protesta “fino a una grande mobilitazione studentesca in ottobre”.