Il papello di Riina? Forse solo un falso

Non sarebbe stato compilato da Totò Riina il “papello” con le richieste avanzate nella presunta trattativa tra Stato e mafia. E non sarebbero usciti dalla macchina da scrivere di Bernardo Provenzano i pizzini che proverebbero i legami tra Cosa Nostra e la nascente Forza Italia.

Il settimanale “Tempi”, nel numero in edicola oggi, anticipa il clamoroso colpo di scena con cui venerdì si riaprirà il processo contro il generale dei carabinieri Mario Mori, accusato di essere l’artefice nel negoziato con la mafia negli anni delle stragi. Secondo la perizia della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, commissionata dai pm di Palermo e Caltanissetta che hanno raccolto le confessioni del superteste Massimo Ciancimino, i documenti consegnati
alle procure siciliane dal figlio dell’ex sindaco di Palermo contengono dei falsi. Una conclusione che può mettere in crisi la stessa tesi della trattativa Stato-mafia.

Nella perizia anticipata da Tempi, emerge che i confronti eseguiti dagli specialisti della Polizia tra i biglietti dattiloscritti presentati da Ciancimino
come “pizzini” di Provenzano e altri scritti attribuiti con certezza al superboss mostrano sì “formali analogie”,
ma “analogie d’ordine generale” e “in concomitanza di significative diversità”. Diversità così significative da
spingere i periti a concludere che “i 7 documenti in verifica non sono stati redatti con nessuna delle macchine che hanno prodotto gli 11 documenti” autografi di Provenzano. La perizia confuta anche l’autenticità del cosiddetto papello di Riina.