Embargo a Cuba, dall’Onu pronta la 19esima condanna

L’AVANA – Una nuova condanna mondiale all’embargo degli Statu Uniti contro Cuba ha preso forma ieri presso le Nazioni Unite dopo l’inizio del periodo di sessione ordinaria all’Assemblea Generale. Per il 19esimo anno consecutivo, il primo organo dell’Onu analizzerà il rapporto presentato dall’isola dal titolo ‘Necessità di porre fine all’embrago economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba’. Il dossier sulle conseguenze dell’embargo economico e commerciale imposto da Washington nel 1962, che sarà a breve sottoposto a dibattito nell’Assemblea generale dell’Onu, è stato presentato ieri a L’Avana dal cancelliere cubano Bruno Rodriguez e denuncia che il ‘bloqueo’ costituisce il primo ostacolo allo sviluppo del Paese.


Secondo il documento l’embargo ha determinato un danno economico al popolo cubano di oltre cento miliardi di dollari in moneta corrente, che diventano 239,5 se si prende come base l’inflazione dei prezzi al dettaglio negli Usa o di 751,3 miliardi se si misura in relazione alla quotazione dell’oro sul mercato internazionale. La cifra è però contestata dal gruppo anticastrista Cubanet, secondo il quale l’embargo non rappresenterebbe più del 5% del commercio di Cuba col resto del mondo.


Nella sua dichiarazione, Rodriguez ha sostenuto che l’embrago deve essere alzato in modo unilaterale e senza condizioni. Ha sottolineato inoltre che il carattere extraterritoriale del blocco si è rafforzato negli ultimi due anni con un incremento delle multe, delle sanzioni e delle persecuzioni imposte alla transazioni finanziarie cubane con paesi terzi. Un assedio che provocherebbe, secondo Rodriguez, un effetto inibitore in altre imprese che potrebbero realizzare operazioni commerciali con l’Isola.


Il ministro ha sottolineato inoltre che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è dimostrato “molto al di sotto delle aspettative” create in merito alla possibilità di un cambiamento nella politica rispetto a Cuba. Obama, ha sottolineato Rodriguez, “è un politico intelligente e onesto” che mantiene questa linea nei confronti di L’Avana per ragioni di politica interna ma che con questa scelta “allontana gli Stati Uniti da quello che è il suo interesse nazionale”.


In particolare il ministro cubano, pur ritenendo di “trattare il presidente Obama con il massimo rispetto”, ha criticato il fatto che il capo di Stato avesse annunciato un cambio della linea politica nei confronti di Cuba e promesso di ascoltare i suoi alleati, ma che di fatto ci sia “un abisso tra le sue parole e le sue azioni in relazione a Cuba”.


I danni dell’embargo, evidenzia il documento, si fanno sentire sul settore alimentare, su quello edilizio, sull’educazione, sullo sport e sull’arte, ma le conseguenze peggiori sono quelle vissute dalla sanità. In questo ambito, secondo il documento, in un anno il danno economico è stato di oltre 15 milioni di dollari per la necessità di acquisire strumenti e medicinali a prezzi più alti e in alcuni casi meno efficaci mettendo a rischio la salute dei pazienti. Per questo il governo cubano torna a definire “aberrante” e “contrario al diritto internazionale” l’embargo ritenuto “assurdo, illegale e insostenibile”, “un pezzo da museo residuo della guerra fredda”.


Lo scorso anno, 187 paesi si erano pronunciati all’Assemblea Generale contro la misura nordamericana, con la votazione più alta registrata sul tema dal 1991 e con solo tre voti contrari (emessi da Stati Uniti, Israele e Palau) e tre astensioni (Isole Marshall e Micronesia).