La richiesta del Perù a Yale “Dateci i reperti di Machu Picchu”

Sono nientemeno che 5.400 reperti archeologici, tra i quali 340 oggetti preziosi, ceramiche e utensili in bronzo provenienti daMachu Picchu: tutti al centro di un lungo contenzioso legale tra il governo del Perù e l’Università Yale, nel Connecticut, dove ormai da molti anni i pezzi sono custoditi.

I 5.400 reperti fanno infatti parte del museo Peabody, dipendente da Yale, per la quale lavorava l’esploratore e storico americano Hiram Bingham, che quasi un secolo fa capì che quelle rovine nascoste tra il verde della foresta vergine peruviana facevano parte di un’antica cittadella Inca del secolo XV, rimasta nascosta a più di 2.600 metri d’altezza.

“Quello che chiediamo a Yale è la devoluzione dei reperti che il signor Bingham portò via dal Perù tra il 1912 e il 1916 per poterle studiare negli Usa”, afferma il rappresentante di Lima negli Stati Uniti, Eduardo Ferrero, il quale ricorda che a quei tempi “la legge di Lima vietava l’esportazione di tali pezzi, che furono autorizzati a lasciare il paese a condizione di essere però restituiti entro 18 mesi”. Da parte loro, i rappresentanti di Yale sostengono di aver ricevuto tutti gli oggetti legalmente, precisando che, visto il lungo periodo di tempo trascorso, il reclamo giudiziario di Lima ormai è prescritto.

La disputa ‘Lima-Yale’ nei tribunali degli Stati Uniti si trascina ormai da anni, visto tra l’altro che tempo fa l’università americana ha restituito, su base volontaria, oltre 300 oggetti del sito Inca. L’ateneo del Connecticut riconosce che la proprietà degli oggetti è di Lima, ma vuole tenerne la maggior parte per potere studiare sfruttando le più recenti tecniche archeologiche i segreti di Machu Picchu, che nel 1983 è stato riconosciuto quale ‘patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il Perù, precisano i media locali, intende comunque portare avanti con fermezza la propria richiesta.