Nord Italia, calamita per l’occupazione straniera

VENEZIA – Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Trentino Alto Adige sono le regioni più attrattive per l’occupazione straniera, addirittura il Friuli Venezia Giulia è 4 volte più attrattiva della Calabria che si posiziona ultima. Questi i risultati di uno studio condotto dalla Fondazione Leone Moressa che ha calcolato l’indice di attrattività occupazionale degli stranieri nelle diverse regioni italiane.


Secondo l’indagine, le aree del Nord, rispetto a quelle del Sud, sono più fertili per l’insediamento e l’occupabilità degli stranieri. Questo per la migliore ‘qualità’ del lavoro, per i salari più elevati, per la richiesta che proviene dalle aziende, per l’invecchiamento progressivo della popolazione e per la capacità imprenditoriale degli stranieri. Tutto ciò nonostante la crisi abbia aggravato la condizione occupazionale degli immigrati più al Nord che al Sud.


Lo studio si è avvalso di 10 indicatori: saldo occupazionale, rischio di rimanere disoccupati, tasso di disoccupazione, fabbisogno delle imprese, mantenimento del tempo indeterminato, instabilità contrattuale, indice di ricambio demografico, retribuzioni mensili dipendenti, reddito medio annuo dichiarato e tasso di imprenditorialità straniero.


La crisi ha avuto un impatto negativo sull’occupazione immigrata più al Nord che al Sud. Il tasso di disoccupazione straniera infatti è più elevato e la differenza degli occupati stranieri tra 2009 e il 2008 incide di meno. Ciononostante, le imprese settentrionali continuano a esprimere una domanda crescente di manodopera straniera: sul totale delle nuove assunzioni che verranno realizzate nell’arco di quest’anno, quelle riservate agli immigrati sono più consistenti al Nord: a primeggiare è il Trentino Alto Adige, dove su 100 nuove assunzioni quasi 40 saranno di manodopera straniera, seguita da Liguria, Toscana e Veneto.
Se si esprime la ‘qualità’ del lavoro in termini di tipologia contrattuale il centronord è più orientato a inquadrare i propri occupati stranieri con contratti stabili. Lazio, Lombardia, Piemonte e Sardegna sono le regioni che annoverano meno lavoratori con contratti a termine rispetto. Inoltre al Nord i dipendenti a tempo indeterminato hanno più possibilità di mantenere lo stesso contratto e quindi il proprio posto di lavoro.


Per quanto riguarda i livelli salariali dei dipendenti, gli stranieri al Nord vengono remunerati meglio rispetto a quelli del Sud: si va da 1.138 euro del Trentino Alto Adige ai 692 euro della Basilicata. Anche i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi portano allo stesso risultato: in Lombardia gli stranieri dispongono di una ricchezza media complessiva di 15.307 euro contro neppure 10mila euro dichiarati in Basilicata, Puglia e Calabria.


Il Nord è predisposto ad attrarre maggiormente la manodopera straniera anche a causa dell’invecchiamento progressivo della sua popolazione. Infatti su 2 anziani, vi è poco più di 1 giovane, mentre al Sud il rapporto si inverte. Questo significa che se si dovessero mantenere i livelli di occupazione attuali e prevedendo un ulteriore invecchiamento della popolazione, per colmare il gap servirebbero più stranieri al Nord.
La fecondità del centro nord è confermata anche dalla capacità degli stranieri di creare attività imprenditoriali autonome. Qui la presenza di imprenditori stranieri si fa più forte in Friuli Venezia Giulia (8,7%) e Toscana (8%) rispetto a Puglia (3,4%) o Basilicata (2,9%).


“Non si dimentichi – affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa – che l’immigrazione avrà sempre più un ruolo vitale data la necessità di nuovi lavoratori per mantenere crescita e prosperità”.