Chiuso definitivamente il pozzo della Bp

NEW YORK – Dopo cinque mesi dal peggior incidente ambientale della storia americana, ieri si è avuta la controprova finale e definitiva della tenuta del “sigillo”, tappo applicato a 4.000 metri di profondità.
L’annuncio viene da Thad Allen, ex capo della Guardia Costiera Americana richiamato in servizio per gestire l’emergenza.

Finalmente i test hanno dato esito positivo e il Golfo del Messico torna a vivere, con la speranza della ricostruzione dell’ambiente naturale e marino che porta sostentamento a intere popolazioni costiere, colpite come un uragano dal disastro. Una vittoria, finalmente, anche del Presidente Obama, che ha messo la faccia in questa drammatica vicenda.

La catastrofe ecologica della marea nera nel Golfo del Messico è cominciata lo scorso 20 aprile, con l’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della britannica British petroleum (Bp), uccidendo 11 operai.

L’esplosione ha danneggiato il pozzo Macondo, provocando quella che sarebbe diventata la più grave fuoriuscita di petrolio della storia, superando quella di Exxon Valdez del 1989.
Si stima che nel Golfo del Messico si siano riversati quasi 4,9 milioni di barili di greggio, circa 780 milioni di litri di petrolio. Nei momenti peggiori della crisi si stima che si riversassero in mare circa 62.000 barili al giorno.

Le conseguenze ecologiche del disastro non sono ancora chiare. Bp e il governo affermano di aver recuperato gran parte del petrolio o di averlo disperso tramite solventi chimici. Tra gli scienziati permane invece molto scetticismo, anche per la difficoltà di quantificare il petrolio presente a grandi profondità.
Secondo le stime ufficiali comunque 800 mila barili, circa 127 milioni di litri, sarebbero stati recuperati, mentre quasi tutto il petrolio rimanente sarebbe stato sciolto dai solventi chimici. Ne sono stati versati circa 7 milioni di litri sulle chiazze di greggio, e scienziati e ambientalisti temono però che questo possa avere provocato ulteriori danni ambientali.