Unicredit, oggi il cda straordinario decide le sorti di Profumo

ROMA – Prima le voci insistenti, poi la conferma ‘ufficiale’. Sara’ un cda straordinario a decidere oggi le sorti dell’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo.


Le attese della vigilia sono rivolte ad un cambio della guardia ritenuto da molti ormai inevitabile e, al momento, l’ipotesi più accreditata appare quella di un passaggio delle deleghe al presidente Dieter Rampl.
Diversi azionisti avrebbero ormai apertamente chiesto un avvicendamento alla guida della banca di Piazza Cordusio e diversi consiglieri sarebbero pronti a sostenere una eventuale sfiducia in cda. Ad Alessandro Profumo, oltre alla mancata comunicazione dei movimenti dei soci libici, sarebbero imputati soprattutto i risultati economici al di sotto delle attese e la perdita di valore del titolo. Due fattori che stanno svalutando nel tempo gli investimenti fatti.


In questo contesto, che le fonti interpellate definiscono “in rapida evoluzione”, sarebbero gia’ in corso contatti e consultazioni per arrivare allo show down con un candidato forte da sostenere per l’avvicendamento sulla poltrona dell’ad. L’identikit sarebbe quello di un uomo sopra le parti, che abbia consolidati rapporti internazionali e abbia gia’ gestito societa’ complesse come Unicredit, e che, soprattutto, venga accolto con favore dal mercato.


Ma, a questo punto, il tempo stringe. E, nonostante il totonomine sia gia’ entrato nel vivo, la strada che sembra piu’ percorribile e’ quella di soluzione di transizione, con il passaggio delle deleghe dell’ad a Dieter Rampl. Il presidente e’ infatti riconosciuto come un interlocutore affidabile da un nucleo compatto di soci, privati, fondazioni e tedeschi, che da mesi chiedono una dialettica diversa con il vertice operativo della banca. Si tratta, oltre alle fondazioni Cariverona, Crt e Carimonte, di azionisti del calibro di Allianz, Maramotti, Pesenti, pronti a far sentire la propria voce in un passaggio cruciale per la banca di cui sono azionisti stabili.


Nei salotti della finanza milanese, intanto, già si rincorrono i nomi di candidati, o presunti tali, alla poltrona su cui oggi siede Alessandro Profumo: Matteo Arpe, Giampiero Auletta Armenise, Claudio Costamagna. Ognuno di loro ha un curriculum di tutto rispetto, con una consistente esperienza accumulata nel settore bancario, ma nessuno di loro sembra soddisfare fino in fondo le aspettative di chi, i soci privati e le fondazioni in testa, chiede una svolta al vertice.


Unicredit ha al suo interno “tutte le risorse” per continuare ad operare anche senza l’amministratore delegato Alessandro Profumo, “con quattro deputy Ceo” (Roberto Nicastro, Sergio Ermotti, Federico Ghizzoni e Paolo Fiorentino) che negli ultimi anni hanno formato “la prima linea” del management, quella che “svolge gran parte del lavoro”, fa notare una fonte autorevole. E per ora non si sa se a sostituire l’amministratore delegato sara’ un manager o esterno, ma “la banca si prendera’ il tempo necessario” per assumere le decisioni del caso.


Non c’e’ ancora l’ordine del giorno della riunione del cda di domani, spiega la fonte, ma e’ probabile che il presidente Dieter Rampl debba fare delle comunicazioni. E’ quindi molto probabile che domani si arrivi ad una conclusione, in un senso o nell’altro, delle tensioni che negli ultimi mesi si sono acuite tra i soci della banca e l’amministratore delegato? “Penso di si'”, risponde la fonte.


All’obiezione che Profumo e’ difficilmente sostituibile, data la sua conoscenza della ‘macchina’ della banca, le fonti replicano osservando che “ci sono quattro deputy Ceo. Non stiamo parlando di strategie a lungo termine e il problema non sono i libici”. Il problema, spiega la fonte, “e’ se sussiste ancora o no la fiducia nei confronti di una persona straordinaria, che pero’ sono quindici anni che e’ li’. Sarebbe sbagliato pensare” che la cosa sia legata alla salita nell’azionariato dei soci libici, i quali, sottolinea “sono i benvenuti”, perche’ chi investe nel titolo “fa una bella cosa”.


Per adesso, cioe’, “non si sa se la scelta sara’ interna o esterna. E’ una decisione che verra’ presa nel tempo”, certo con tempi abbastanza “rapidi”, ma la banca “ha tutte le sue strutture lavoranti e si prendera’ il tempo necessario per assumere le decisioni” del caso. Oggi, insomma, è probabile che si arrivi ad un voto in consiglio di amministrazione che ‘sfiduci’ l’amministratore delegato: “Penso di sì”, prevede la fonte.