Alessandro Profumo ha firmato e si è dimesso. Deleghe a Dieter Rampl

ROMA – Alessandro Profumo “si è dimesso” dalla carica di amministratore delegato di Unicredit. Lo ha detto la moglie Sabina Ratti lasciando lo studio Eredi Bonelli Pappalardo. “C’è stata una richiesta del consiglio di amministrazione e si è dimesso. Ha firmato, ha rassegnato le dimissioni”, ha spiegato.

Come ha annunciato il presidente della Fondazione Bds Giovanni Puglisi al termine di una lunga riunione di vertice, per il post-Alessandro Profumo Unicredit ha “scelto una soluzione istituzionale”, come quando in politica si chiama a guidare il governo “il presidente del Senato o il presidente della Camera”, solo che in questo caso “il presidente del Senato è il presidente della banca”, cioè Dieter Rampl.

Si è confermata così, come nei mesi scorsi qualche commentatore aveva sottolineato, la fiducia di cui il banchiere di Monaco di Baviera, l’ex Hvb che nel 2005 ha risollevato le sorti del suo istituto portando a termine la fusione con la banca di Profumo, gode presso il vasto azionariato transnazionale di UniCredit.
Una parte della buonuscita dell’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo sarà devoluto in beneficienza a Don Virginio Colmegna. “Ci tengo a dirvi che una parte della buonuscita sarà data in beneficenza a don Virgino Colmegna”, ha detto ai cronisti la moglie del banchiere, Sabina Ratti, indicando in “due milioni” la cifra destinata alla Casa della Carità.

Sull’ammontare totale della buonuscita la Ratti si è limitata a dire che corrisponde a quello già circolata.
All’ex amministratore delegato di Unicredit andrà una buonuscita di circa 40 milioni di euro. Il banchiere percepiva uno stipendio di oltre 4 milioni di euro l’anno.

“Siamo serenissimi” anche se siamo stati sottoposti a “un notevole stress”. Così la moglie di Alessandro Profumo, Sabina Ratti, descrive l’epilogo dell’esperienza del marito alla guida di Unicredit. “Comunque – ha aggiunto la Ratti lasciando lo studio legale Erede Bonelli Pappalardo – non è la fine del mondo. Non c’è mica solo Unicredit”. “Non fatemi dire altro”, ha poi aggiunto.

La lettera con cui l’amministratore delegato, Alessandro Profumo, ha annunciato la volontà di lasciare ha sollevato un vespaio all’interno del consiglio.
Alcuni consiglieri si sono opposti all’addio del top manager che ha traghettato la banca in questi anni fino a darle un profilo internazionale. Una impasse non prevedibile, visto l’accordo di massima raggiunto dagli avvocati sulla buonuscita di Profumo e l’intenzione del banchiere di dare l’addio.

Tra l’altro sembrava ci fosse un comune ‘malumore’ tra i grandi azionisti schierati con il presidente, Dieter Rampl. La giornata dell’a.d., da 15 anni nel gruppo, è iniziata presto come al solito. Un ingresso rapido in banca scivolando da un’entrata diversa da quella principale per ‘bruciare’ l’assalto dei cronisti.
Poi è iniziato il giorno più lungo per l’ex McKinsey boy che ha lasciato anzitempo la sede (intorno alle 15) senza prendere parte al board. Un consiglio tuttavia affollato con la presenza (fino ad ora era apparso solo in videoconferenza) tra gli altri anche di Farhat Omar Bengdara, vice presidente dell’istituto ma soprattutto Governatore della Central Bank of Lybia che ha una quota del 4,98% dell’istituto.

Il cda è durato a lungo. Era diffuso infatti il timore di un salto nel buio che destabilizzasse l’istituto soprattutto in mancanza di un nome condiviso come successore. A dare voce a queste perplessità è stata anche Salvatore Ligresti: ‘’Sono favorevole alla stabilità’’, ha detto il numero uno di Fondiaria Sai, azionista di peso e consigliere di Unicredit.

I rapporti già tesi tra Profumo e i soci, e in particolare con le Fondazioni, sono precipitati negli ultimi giorni. A dare una spallata l’’affaire’ Tripoli e, in particolare, la gestione del rafforzamento della Lia nell’azionariato con i libici che hanno rastrellato in piena estate il 2,59%. Una mossa che ha sorpreso non poco lo stesso Rampl, completamente all’oscuro e che ha inasprito di fatto il dialogo con Profumo.