Svezia, la destra non va al governo

In Svezia si conferma che la coalizione di governo di centrodestra ha fallito l’obiettivo di ottenere la maggioranza assoluta nelle elezioni svoltesi domenica scorsa, come del resto emerso già alla chiusura delle urne.

Lo scarto molto esiguo aveva però tenuto in fibrillazione il paese per tre giorni. La conferma è venuta da un nuovo spoglio di voti contestati e dall’esame delle schede inviate per posta e del voto all’estero. Alla fine la coalizione del premier svedese Fredrik Reinfeldt ha ottenuto uno solo dei tre seggi ancora in bilico, ottenendo dunque 173 seggi: ha superando così di un’unità il risultato di 172 annunciato la notte delle elezioni, ma è rimasto al di sotto dei 175 necessari ad assicurarsi una maggioranza assoluta e a escludere così – almeno numericamente – l’obbligo di un proprio allargamento. Reinfeldt ha già dichiarato che cercherà l’appoggio dei Verdi per assicurarsi una maggioranza parlamentare inattaccabile.

L’ “Alleanza” di centrodestra, domenica scorsa, aveva battuto l’opposizione a guida socialdemocratica con un largo margine ma aveva mancato di ottenere la maggioranza assoluta a causa dei voti andati ad una formazione xenofoba e anti-immigrazione (i “Democratici” del giovane Jimmi Akesson) con cui i due blocchi non intendono trattare: la sua campagna elettorale si è basata sulla minaccia della “rivoluzione islamica” e sulla paura dello straniero (il 14% della popolazione). Un esperto citato dai media ha riferito che la maggioranza assoluta è stata persa per una manciata di voti espressi in due distretti. Tra i seggi contesi, è stato assegnato al centrodestra quello del distretto elettorale di Dalarna ma non quelli di Varmland e Gothenburg.

Una portavoce della commissione elettorale ha comunque avvertito che, prima di qualsiasi annuncio ufficiale, il risultato sarà nuovamente esaminato da autorità amministrative locali. Il nuovo conteggio ha incluso gli oltre 110 mila voti espressi per posta e quelli degli svedesi all’estero non considerati nel primo spoglio. Queste elezioni hanno segnato il definitivo tramonto della formula politica che era stata alla base del mix di capitalismo e welfare state, di crescita economica e protezione sociale che hanno connotato il modello ‘modello svedese’ promosso dal Partito socialdemocratico per quasi 80 anni alla guida del Paese, da solo o in coabitazione.

Un primo colpo per la socialdemocrazia in Svezia era venuto nel 2006, quando il partito, dopo 10 anni di governo di Goran Persson, era stato sconfitto alle elezioni dai moderati di Reinfeldt. Domenica poi la candidata premier Mona Sahlin aveva portato i socialdemocratici al loro peggior risultato dal 1914 (pur restando il primo partito del Riksdag, il Parlamento a Camera unica), mentre il centrodestra del premier uscente ha conquistato per la prima volta un secondo mandato consecutivo, seppur con una maggioranza che non gli consentirà di formare da solo il nuovo governo.