Il romanzo di Marisa Vannini vincitore del Premio del libro

CARACAS – La filologa e scrittrice Marisa Vannini si è aggiudicata il VI Premio nazionale del Libro.
Mercoledì scorso il romanzo “El chamán de los Cunaguaros: viaje por el mundo indígena venezolano” edito dalla Fondazione ‘El Perro y la Rana’ ha ricevuto il Premio concesso dall’Istituto autonomo Centro nazionale del Libro (Cenal).
“Terreno fertile per l’inclusione”. Così è stato riconosciuto il libro di taglio giovanile, ameno e didattico che racconta un viaggio esteso e profondo nel territorio geografico, umano, culturale e poetico fra i diversi popoli indigeni del Venezuela.
L’ultimo romanzo della professoressa laureatasi all’Università di Bologna Vannini si addentra nel mondo di ben dieci etnie indigene venezolane, portando alla luce le loro tradizioni, conoscenze e desideri. È infatti la storia di una famiglia ordinaria che viaggia per il Venezuela alla scoperta delle proprie radici.


La professoressa dell’Universidad Central de Venezuela, nata a Firenze, racconta alla Voce con entusiamo:
“Quando sono arrivata in Venezuela nel ’48 è cresciuto subito in me l’interesse per le comunità indigene di questo Paese. Quando sono andata negli anni ‘70 nello stato Zulia per un congresso, mi sono avvicinata agli Yukpa che si trovano nella Sierra de Perijá vicino a Maracaibo. Ho visitato i villaggi con un maestro indigeno, ho registrato le loro favole e scattato fotografie. Subito è sorta in me simpatia per queste persone e siamo diventati amici. Gli indigeni sono persone semplici, care ed affettuose”.


“La famiglia protagonista del romanzo”, spiega l’autrice come se fosse ascoltata dai bambini, “è composta dal padre giornalista e fotografo, la madre infermiera, il figlio Filatelio che è la voce narrante, due altri figli che sono gemelli, Mor e Ocho, e l’ultima figlioletta. Il padre da giovane aveva lavorato come militare di frontiera e si era innamorato di un’indigena della etnia Bari da cui aveva avuto un figlio. La mamma era morta al dare alla luce e la comunità aveva impedito al padre di portare con sé il figlio. Il viaggio ha quindi come finalità la ricerca disperata del padre del figlio sottrattogli alla nascita. Il bambino da piccolo era stato affidato al chamán della etnia che gli aveva spiegato la lingua indigena, svelato i secreti delle piante e insegnato a parlare con gli animali”.


Un romanzo antropologico che spiega gli usi e i costumi di tutte le etnie conosciute dalla famiglia “criolla” nel suo incredibile e avventuroso viaggio, con un filo conduttore fantastico. Accattivante ma profondo. Non solo illustra la quotidianità delle collettività, ma scruta la loro filosofia di vita. Da cui forse dovremmo imparare.


B.M.E.