L’italiano dell’Italia Unita, aggiornamento per docenti di lingua italiana a stranieri

ROMA – “Nell’epoca risorgimentale la parola comunicata – insieme con le armi – è viva, forte e senza dubbio costituisce uno strumento fondamentale per l’unificazione nazionale”. Con queste parole Lucio Villari, docente di Storia contemporanea all’Università Roma Tre, ha aperto ieri il XXII corso di aggiornamento PLIDA per docenti di italiano per stranieri promosso dalla Società Dante Alighieri, che si tiene a Roma,nella sua sede centrale fino all’1 ottobre e che ha per tema “L’italiano dell’Italia Unita”.

“I problemi della lingua – ha proseguito Villari – sono stati sempre legati ai principali mutamenti sociali, storici e politici, soprattuto durante il Risorgimento. Uno dei simboli di questo pensiero è stato Alessandro Manzoni, che ha attribuito alla lingua un’importanza straordinaria non solo a livello comunicativo e culturale, ma anche in ambito di unità politica e sociale, fatto che non è avvenuto in altri Paesi occidentali. Ho citato Manzoni ma tutti coloro che hanno animato le lotte risorgimentali – Giuseppe Mazzini per primo – hanno affrontato la questione della comunicazione letteraria, artistica e musicale per offrire al Paese e agli italiani un profondo sentimento di identità comune”.

Ad introdurre l’intervento di Lucio Villari è stato Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri, che ha ringraziato i docenti per il prezioso lavoro didattico svolto nei rispettivi Paesi di provenienza. “I corsi di aggiornamento – ha detto Masi – sono essenziali per la “Dante” perché rappresentano un punto imprescindibile di contatto con coloro che insegnano la nostra lingua all’estero: l’italiano in classe è un problema per i nostri concittadini, figuriamoci per gli stranieri”.

All’intervento di Lucio Villari è seguito quello di Lorenzo Tomasin, docente di Linguistica Italiana presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha approfondito il rapporto tra dialetti, lingua nazionale e Unità d’Italia. “I dialetti sono il fenomeno di disunione che unisce il nostro Paese – ha spiegato ai docenti -. La quantità e la qualità delle realtà dialettali che troviamo in Italia non sono paragonabili a quelle di nessun altro Paese di lingua romanza. A rendersi conto per primo di questa unità/diversità è stato Dante, che nel De vulgari eloquentia propone come lingua nazionale una sintesi culturale dei dialetti italiani”. “Non bisogna dimenticare – ha spiegato Tomasin – che l’italiano e i dialetti sono figli della stessa madre, il latino, e che – semplificando – l’italiano non è altro che un dialetto scelto quale lingua nazionale”.

Nel pomeriggio, laboratorio didattico “La Certificazione PLIDA. La valutazione” tenuto da Daniele D’Aguanno (responsabile PLIDA per la certificazione – Università “L’Orientale” di Napoli). Informazioni e programma completo sul sito www.ladante.it.