Fiducia sul discorso, in extremis il premier guadagna 7 deputati

Sarà impegnativo il compleanno di oggi del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Alle 11 sono previste le sue comunicazioni alla Camera. In mattinata si riunirà il Consiglio dei Ministri per autorizzare il Governo a porre la questione di fiducia. L’autorizzazione del Cdm non significa necessariamente che la questione di fiducia verrà posta. Il Presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni (Pdl), non crede ad un voto di fiducia e ritiene più probabile una risoluzione per approvare l’intervento del premier.

Silvio Berlusconi otterrà 316 voti alla Camera, cioè la maggioranza assoluta? Se non otterrà la maggioranza assoluta, il premier si accontenterà di una maggioranza semplice? I deputati del Fli voteranno con l’attuale maggioranza? Maurizio Gasparri, Presidente dei senatori Pdl, è “fiducioso che gli eletti nelle liste di Pdl, Lega e Mpa siano la base parlamentare della maggioranza. Se poi ci saranno voti in più, ne saremo lieti”.

I deputati Fli si riuniranno dopo l’intervento di Berlusconi. “Bisogna vedere su cosa metteranno la fiducia – dice Fabio Granata – se nella fiducia ci mettono cose che non sono nel programma, noi non la votiamo. Se la fiducia viene posta sui 5 punti programmatici, noi non possiamo che votarla”. E Alla vigilia del voto sul documento che Berlusconi presenterà nell’Aula di Montecitorio, in Parlamento si modificano di ora in ora gli assetti degli schieramenti politici. Solo ieri sono stati sette i parlamentari (di Api e Udc) ad abbandonare i propri partiti di appartenenza per garantirsi l’autonomia di voto. I due ‘dissidenti’ di Alleanza per l’Italia sonoMassimo Calearo e Bruno Cesario. I due hanno rassegnato le dimissioni nel corso di un esecutivo del partito. “Lascio l’Alleanza per l’Italia ma non mi muovo dal gruppo misto” ha detto Calearo che nel giro di poche ore dalla decisione ha annunciato il suo probabile voto favorevole al documento della maggioranza: “Prima ascolto quello che dice, perché non si vota niente a scatola chiusa. Se il premier in Aula farà ragionamenti utili per la ripresa dell’economia e il rilancio della crescita e del sistema Paese, certamente non avrò alcun problema a votare a favore di Berlusconi e del governo” ha detto Calearo. Hanno scelto invece una conferenza stampa convocata a Montecitorio i cinque deputati dell’Udc che hanno detto addio al partito guidato da Pier Ferdinando Casini per costituire un nuovo gruppo autonomo, i ‘Popolari per l’Italia di domani’.

Del gruppo dei cinque fanno parte oltre a Saverio Romano anche Calogero Mannino, Giuseppe Drago, Giuseppe Ruvolo e Michele Pisacane. “Abbiamo deciso di costituire un gruppo parlamentare autonomo uscendo dall’Udc dove c’è stato negato il diritto ad un confronto interno, da alcuni mesi ci siamo ritrovati in posizione di grande difficoltà anche nel rapporto personale con Casini” ha dichiarato in conferenza stampa Mannino. In merito al voto sul documento che il presidente del Consiglio presenterà in Aula Mannino chiarisce: “Andiamo al dibattito con assoluta autonomia di giudizio, non abbiamo avuto alcun contatto con Berlusconi o il Pdl e non abbiamo alcunché da negoziare. Aspettiamo – ha continuato Mannino – il discorso del presidente del Consiglio, per noi i 5 punti annunciati sono tutti importanti”. Mannino ha rimproverato a Casini di aver seguito “una deriva preoccupante” cioè “quella del partito personalistico.

Accanto al partito di Berlusconi c’è quello dei ‘berluschini’” ha dichiarato polemico Mannino che aggiunge: “Ci addolora che Casini smarrendo il patrimonio che aveva accumulato in questi quattro anni- la sua distinzione rispetto ai due poli – si sia lasciato prendere da impazienza e abbia sognato di poter liquidare Berlusconi costituendo il polo di sinistra. Il posto della tradizione democristiana non è a sinistra – conclude -, è al centro”.