Epifani: «L’Italia dovrà tagliare di più»

ROMA – Se sul patto di stabilità che stanno riscrivendo a Bruxelles ha ragione Tremonti ‘’siamo messi male’’, se hanno ragione gli altri ‘’ancora peggio’’. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani intervenendo al convegno del Forum Ania-Consumatori ‘Gli scenari del welfare, tra nuovi bisogni e voglia di futuro’.


– Con il patto di stabilità che è in discussione in questo momento, un Paese con un debito come il nostro non dovrà solo ridurre la spesa, ma dovrà tagliare di più – ha detto Epifani, aggiungendo che ‘’andremo verso una fase crescita purtroppo bassa e con risorse pubbliche basse, e quindi ci troveremo ad affrontare problemi inediti e questo interviene non su un corpo che è cresciuto, ma su un corpo che in questi anni si è indebolito’’.


– Se non si fa chiarezza sulla responsabilità e non si lavora in un sistema ordinato senza furbizie in cui ci siano chiare respionsabilità e risorse – ha aggiunto il leader della Cgil – c’è il rischio di un permanente conflitto istituzionale sull’utilizzo delle politiche di welfare destinato ad aggravarsi.
Epifani, poi, ha spigato che «un’idea di welfare moderno implica che il cittadino sia attivo nei confronti delle proprie scelte e delle proprie responsabilità».


– C’è un ritardo generale e serve un diverso rapporto tra cittadino e cultura della responsabilità, diritti e doveri – ha aggiunto, sottolineando che, ‘’fermo restano il ruolo essenziale del pubblico, non si può pensare ad un rapporto in cui il cittadino resti un soggetto passivo».


Il leader della Cgil ha illustrato la fotografia del nostro Paese, spiegando che «restiamo una società che invecchia, e una società che invecchia ha una percezione dei rischi diversa».
– Inoltre – ha proseguito -, c’è una somma di bisogni che crescono e si differenziano: c’è una percezione dei rischi che cresce e un’insicurezza che sale e sale malgrado molte cose ci dicano il contrario.


Infine, ha aggiunto, «c’è il fatto che con la crisi la gente ha avuto più bisogno dello Stato, ma come poteva essere il contrario se addirittura la grande finanza e le grandi banche hanno dovuto ricorrere allo Stato».
– La crisi – ha osservato – ha dimostrato che il nostro sistema di ammortizzatori sociali è troppo antiquato: c’è chi ha troppo e chi ha nulla, non tutti hanno uguale accesso ai servizi.


Ha quindi puntualizzato che gli ammortizzatori sociali «scoraggiano qualsiasi previsione su lavoro precario e sui giovani». Inoltre, secondo il leader della Cgil, «resta molto ineguale il sistema previdenziale, anche dopo le ultime decisioni governo: nel momento in cui hai innalzato l’età pensionabile non puoi far finta di non vedere che c’è un grande problema previdenziale che i giovani si troveranno ad affrontare nel futuro».