Nobel al padre della fecondazione in vitro. Perplesso il vaticano

STOCCOLMA – È Robert Edwards il vincitore del Premio Nobel 2010 per la Fisiologia e la Medicina. Lo scienziato è pioniere nel campo della fecondazione in vitro. L’annuncio è stato dato questa mattina al Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia, durante una conferenza stampa trasmessa in diretta online sul sito internet ‘NobelPrize.org’.

Le ricerche e i risultati ottenuti dallo scienziato britannico hanno reso possibile trattare l’infertilità, un disturbo in crescita che affligge più del 10% delle coppie nel mondo.

Edwards è nato nel 1925 a Manchester ed è professore all’università di Cambridge. L’intuizione che gli è valsa il prestigioso riconoscimento risale agli anni ’50: già allora il fisiologo pensava che la fecondazione in vitro potesse essere usata come trattamento per l’infertilità. Seguono anni di studi ed esperimenti, coronati dal successo il 25 luglio 1978 quando nasce la prima bimba ‘figlia’ della provetta. Louise è sana: è venuta alla luce con un cesareo, dopo una normale gravidanza di 9 mesi. Una pietra miliare nello sviluppo della medicina moderna.
Plaude al premio la senatrice a vita e scienziata Rita Levi Montalcini, insignita del Nobel nel 1986.
– Ritengo il suo lavoro scientifico di fondamentale importanza per il progresso della biomedicina, pertanto è ben meritato il riconoscimento del Premio Nobel. Milioni di bambini – ricorda Levi Montalcini – sono venuti al mondo da quando è stata messa a punto la tecnica della fecondazione artificiale studiata dal professor Edwards.

La scelta di Edwards non piace invece troppo al Vaticano.
– Non vorrei che il Nobel cancellasse i dubbi sul versante dell’etica – dice padre Gonzalo Miranda, docente di bioetica all’università Pontificia ‘Regina Apostolorum’ a Roma, spiega che lo spreco di vite umane «equivale a una vera e propria uccisione».

Considerea che la fecondazione in vitro «lascia aperti molti dubbi, a partire dallo spreco di vite umane che si realizza con gli embrioni, spesso prodotti già in partenza con lo scopo di non far nascere» bebè. Ecco perché, afferma, «Edwards non meriterebbe certo il premio Nobel all’etica, semmai ce ne fosse uno».
– E’ una nomina che ci sorprende – rincara Mons. Jacques Suaudeau, della Pontificia accademia per la vita che sottolinea:
– Normalmente questo riconoscimento viene dato a chi ha fatto compiere grandi passi avanti alla scienza, come la scoperta del Dna. In questo caso Edwards non ha fatto altro che applicare una tecnica che già esisteva all’uomo, e così facendo ha superato un limite etico. Siamo perciò sorpresi di questo riconoscimento.
Quindi dalla Pontificia accademia per la vita ricordano che se è vero che «con la fecondazione in vitro sono nati circa 3 milioni di bambini, si può tutelare la vita anche adottando figli. Bisogna poi considerare che ci sono l’80% degli embrioni che vengono distrutti, questo è il prezzo che si paga».

Una parziale retromarcia sembra poi arrivare poi con mons. Ignacio Carrasco de Paula, presidente della Pontificia accademia per la vita, diffusa anche attraverso il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.
– La scelta di Edwards non mi sembra completamente fuori luogo; da una parte, rientra nella logica perseguita dal Comitato che assegna il Nobel – dice -, dall’altra lo scienziato britannico non è un personaggio che si possa sottovalutare: lui ha inaugurato un capitolo nuovo e importante nel campo della riproduzione umana, i cui risultati migliori stanno alla vista di tutti, a cominciare da Louise Brown la prima bambina nata dalla Fivet, ormai trentenne e a sua volta mamma – in modo assolutamente naturale – di un bambino
E poi ammette:
– Personalmente avrei votato altri candidati come McCullock e Till, scopritori delle cellule staminali, oppure Yamanaka, il primo a creare una cellula pluripotente indotta (iPS).