C’era l’Udc ticinese dietro la campagna anti-frontalieri

Svelata la casa da cui sono usciti i tre topi che da alcuni giorni stanno creando problemi, anche diplomatici, nelle relazioni italo-svizzere. È quella dell’Udc ticinese guidata da Pierre Rusconi, che in una conferenza stampa ha annunciato di essere il coordinatore della discussa campagna.

Secondo quanto dichiarato da Rusconi l’iniziativa che, oltre a Facebook e a un sito su internet (balairatt.ch), ha visto anche l’affissione di manifesti in alcune località come Lugano e Locarno, sarebbe costata 30.000 franchi e sarebbe stata finanziata da 22 simpatizzanti dell’Udc. Protagonisti della campagna a sfondo razzista nel Canton Ticino sono tre ratti che rosicchiano un formaggio svizzero: il piastrellista italiano Fabrizio, che viene da Verbania, Bogdan, il ratto romeno che indossa la mascherina da ladro di banca da cartone animato e il topo-avvocato Giulio, con in mano uno scudo che lo identifica immediatamente con il ministro dell’Economia italiano Tremonti, autore dello scudo fiscale per il rientro di capitali italiani dall’estero che certo non è stato accolto con entusiasmo nel Paese elvetico.

Sul sito balairatt.ch, poi, ci sono slogan contro “l’invasione del frontalierato” e la “delinquenza d’importazione”, posizioni che hanno suscitato immediatamente la reazione del segretario nazionale dei lavoratori frontalieri della Cgil, Claudio Pozzetti, il quale, oltre a definire “un’infamia” la campagna contro i lavoratori italiani, che non rubano certo il posto a quelli svizzeri ma sono anzi una risorsa per l’economia elvetica, spiega questa iniziativa soprattutto come il tentativo di guadagnare qualche voto nel cantone alle prossime elezioni in Svizzera da parte dell’Udc Ticino. Tra i problemi legati all’integrazione delle due comunità italiana e svizzera c’è poi anche quello delle difficoltà che gravano dalla parte elvetica riguardo all’accordo bilaterale che consente alle imprese dei due Paesi di effettuare lavori oltreconfine per un massimo di 90 giorni all’anno.

Un accordo ben sfruttato dalle imprese italiane e complicato da attuare per quelle svizzere bloccate dalla burocrazia del nostro Paese. Sul fronte politico sono state molte le prese di posizione di esponenti di tutti gli schieramenti a difesa dei lavoratori frontalieri italiani, a cominciare dal vicepresidente della commissione Affari Esteri della Camera, Franco Narducci (Pd) che ha parlato di “offese infamanti e intollerabili” e di “un’aggressione intollerabile all’insegna del razzismo e della xenofobia”. Giudizi di condanna sono venuti anche, tra gli altri, dalla senatrice del Pd Magda Negri, che ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri Franco Frattini, e dal senatore del Pdl Alessio Butti, che oggi ha stigmatizzato con forza l’operato dell’Udc Ticino anche perché questa formazione politica “è presente nelle istituzioni”.

Nei giorni scorsi comunque una “ferma condanna per la campagna diffamatoria e offensiva nei confronti dei frontalieri italiani e dei cittadini stranieri residenti in Svizzera” è stata espressa dall’ambasciatore elvetico Bernardino Regazzoni, così come dal Consiglio di Stato del Canton Ticino. Parole apprezzate dalla Farnesina, che con il ministro Frattini aveva stigmatizzato “qualsiasi segnale di xenofobia diretto contro chi svolge con onestà ed in una cornice di legalità il proprio lavoro” e ammonito che “a questo tipo di manifestazioni bisogna dare risposte chiare e ferme”: Nel frattempo, a rispondere per le rime a balairatt.ch c’ha pensato la Rete, o meglio un italiano che ha creato il sito www.balaivacc.it, dove le protagoniste sono le vacche elvetiche. Ironico e condito con una serie di statistiche socioeconomiche, oltre a una snella analisi storica, il sito è stato realizzato da un cittadino che si definisce “Frontaliero-no, razzista-no, leghista-no, concreto-sì”. Ma la storia non finirà in vacca, ci saranno presto altre puntate, parola del capo dell’Udc ticinese Rusconi: “Ne vedrete delle belle”.