Il governo accelera, le regioni frenano

ROMA – Il governo accelera sul federalismo fiscale e accorpa in un unico provvedimento di 27 articoli da portare in Consiglio dei ministri i decreti sul fisco regionale e i costi standard della sanità. Ma la decisione della maggioranza di velocizzare i tempi irrita i governatori.
– Sono sorpreso: questa corsa a bruciare i tempi – commenta il presidente della conferenza delle Regioni Vasco Errani – è incomprensibile e rischia solo di fare danni.


Non c’è stato ‘’nessun confronto sui costi standard’’, attacca anche il governatore della Lombardia Roberto Formigoni. E l’argomento verrà affrontato oggi in una Conferenza delle Regioni convocata in corsa ad hoc sul nuovo ‘testo unico’.


Anche dal Pd arriva un sostegno ai governatori: il governo – afferma il Partito Democratico – sta perdendo l’ultima occasione per costruire un progetto di coesione nazionale e se rompe anche con le Regioni sarà sempre più solo.


Certo, nell’ultima bozza di decreto alcune delle richieste dei governatori sono state accolte a partire dalla cancellazione della compartecipazione all’Irpef, che lascia il posto alla sola addizionale sull’imposta. Arriva, poi, il fondo di perequazione tra regioni (e anche per Comuni e Province) per il finanziamento integrale delle spese essenziali che sarà finanziato dalla compartecipazione all’Iva, che viene ‘’regionalizzata’’ in base ai consumi. Resta invariata la previsione per cui i costi standard della sanità verranno stabiliti in base al modello di 3 regioni ‘benchmark’ scelte dalla Conferenza Stato-Regioni su una rosa di 5 ‘virtuose’ indicate dal ministero della Sanità.


I governatori avrebbero poi incassato una disponibilità da parte del governo a rivedere i tagli della manovra estiva, la salvaguardia dei trasferimenti relativi alle ‘spese non necessarie’ e l’apertura di un tavolo tecnico sul trasporto pubblico locale. Ma queste aperture del governo sembrano di fatto vanificate dalla reazione negativa dei governatori di fronte alla scelta di mettere insieme in un solo testo le nuove norme sul fisco regionale e quelle sui costi standard della sanità, materia sulla quale è in corso un confronto anche all’interno delle regioni. Il tutto, come ha sottolineato il premier Silvio Berlusconi in conferenza stampa, con l’obiettivo di approvare l’intero ‘pacchetto’ federalista in via definitiva entro il 5 marzo.


In cassaforte, dunque, come più volte chiesto dalla Lega, anche in caso la situazione politica dovesse precipitare e si andasse a elezioni anticipate in primavera. Con il primo via libera al ‘pacchetto’ sulle regioni in Cdm, infatti, il governo, come ha sottolineato anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti considera completato il plafond dei decreti attuativi della riforma approvata il 21 maggio 2009. Resta ancora ‘al chiodo’, però, il decreto riguardante il nuovo fisco comunale, che comprende anche la cedolare secca sugli affitti al 20% che dovrebbe andare in vigore dal prossimo anno. La Conferenza Unificata in calendario per oggi che avrebbe dovuto dare il via libera al decreto, già approvato in via preliminare in Consiglio dei ministri prima dell’estate, infatti, è slittato alla prossima settimana.