Fli-Pdl, c’è l’intesa sulle commissioni

Bocce ferme e soprattutto poltrone ben salde. Il vertice di maggioranza di ieri mattina ha rasserenato in parte i rapporti tra le forze che appoggiano il governo, confermando la volontà di non cambiare nulla nel rinnovo delle presidenze delle commissioni parlamentari che ci sarà la prossima settimana.

Un punto a favore del neonato Fli, che conserva Lavoro e Giustizia a Montecitorio con Silvano Moffa e Giulia Bongiorno, e la presidenza delle Finanza al Senato con Mario Baldassarri.

“E’ bastato prendere atto che la terza gamba della maggioranza esiste – ha commentato il finiano Italo Bocchino al termine dell’incontro – con i vertici si risolvono i problemi e non sono riti da prima Repubblica”. Uscendo dal vertice dei capigruppo che si è svolto negli uffici della Lega Nord al Senato ospitati nel Palazzo dei Beni Spagnoli, il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto ha parlato di un incontro che “vuole esprimere il tentativo di andare avanti per lavorare altri tre anni alla realizzazione del programma di governo”.

Per ora i nodi più delicati per i rapporti all’interno della maggioranza, come la riforma della giustizia e una nuova legge elettorale, sono stati messi da parte tanto che il capogruppo Pdl a Palazzo Madama Maurizio Gasparri ha definito l’incontro “sereno e costruttivo”. Sono stati affrontati solo i temi che sono immediatamente all’ordine del giorno nell’agenda parlamentare come la riforma dell’università, la cui approvazione subirà molto probabilmente un’ulteriore accelerazione. Seppur non affrontati nel breve vertice di ieri mattina (è durato poco più di mezz’ora) i problemi all’interno della maggioranza restano, e se sul lodo Alfano il presidente dei deputati di Fli Bocchino conferma “la disponibilità” del suo gruppo a votarlo, sul versante della legge elettorale lancia segnali poco concilianti ai suoi alleati di governo, sostenendo che Fli vuole “tenere le mani libere” perché su questo tema “non c’è nessun vincolo di maggioranza”.

“La nuova legge – ha spiegato Bocchino – deve avere tre caratteristiche: bisogna indicare il nome del candidato premier, deve essere indicata l’alleanza e ci deve essere la possibilità per gli elettori di scegliere chi eleggere”. Un’altra conferma che il movimento politico che fa riferimento al presidente della Camera Gianfranco Fini potrebbe essere disponibile a formare una coalizione diversa da quella attualmente al governo per cambiare il sistema elettorale. Se tregua c’è stata ieri, quindi, è stata una tregua passata comunque in trincea e senza togliere l’elmetto in testa. Resta perplesso il leader della Lega, Umberto Bossi: “A primavera si vota, penso…” e aggiunge: “Napolitano deve tenere conto che i voti li abbiamo io e Berlusconi”, quindi “il governo tecnico è un azzardo”

. Quanto alla consistenza di Futuro e libertà dice: “Spero poca”. Nel centrosinistra Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati del Pd, commenta: “Se è tregua, è armata. La proposta di un governo a termine per fare la riforma elettorale è sul tavolo, la legge elettorale riguarda le regole della democrazia e queste appartengono a tutti”. Tra i democratici Goffredo Bettini individua il cosiddetto ‘Papa straniero’: “L’ipotesi che circola (anche se smentita) di un impegno di Montezemolo potrebbe avere un grande significato e una grande presa”. Non sembra però convinto Alfonso Gianni, di Sinistra ecologia libertà: “Per battere Berlusconi serve una coalizione di centro-sinistra, ovvero il Pd, l’Idv e l’attuale sinistra extraparlamentare, non di destra-centro-sinistra. Ciò per il semplice fatto che la sconfitta del Cavaliere è possibile solo se si spezza il bipolarismo e si forma un terzo polo. È bene che Fini, Rutelli e Casini si coalizzino per conto loro”.