La legge 40 ritorna al vaglio della Consulta

La prima sezione del Tribunale civile di Firenze ha sollevato il dubbio di costituzionalità sulla legge 40, che vieta la fecondazione assistita eterologa (mediante ovuli o seme donati da individui esterni alla coppia). A renderlo noto Filomena Gallo e Gianni Baldini, legali della coppia di coniugi che ha presentato la richiesta al Tribunale. La legge 40 torna quindi all’esame della Corte costituzionale: si tratta infatti del secondo rinvio della legge alla Consulta, sempre da parte del Tribunale di Firenze.

Nel primo caso la Corte accolse i rilievi del Tribunale cancellando l’obbligo di produzione di soli tre embrioni in ogni ciclo di fecondazione, l’obbligo del loro contemporaneo impianto e il divieto di congelamento degli embrioni in eccesso. Questa volta, ad essere ritenuto costituzionalmente illegittimo da un giudice ordinario è il divieto della fecondazione mediante ovuli o seme esterni alla coppia.

“La Consulta risponderà” si è limitato a dire il ministro della Salute Ferruccio Fazio ai giornalisti che gli chiedevano un commento ai rilevi di costituzionalità sollevati dal Tribunale di Firenze sulla legge 40, mentre per il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella le motivazioni della decisione del Tribunale di Firenze sono “oscure”.

“E’ ormai evidente che nei confronti della legge 40 c’è un attacco di alcuni tribunali. Non su punti marginali ma puntando alla struttura della legge per smontarla. Si dica che si vuole tornare al Far West”, afferma la Roccella che avverte sui rischi di una deregulation: “L’eterologia ha prodotto un mercato internazionale degli ovociti anche con connotazioni razziste e sfruttamento di giovani donne che hanno portato anche alla morte.