Fini- Berlusconi, andare avanti ma è scontro sulla Giustizia

ROMA – È di nuovo scontro fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini sulla giustizia e legge elettorale. A parole entrambi vogliono la stessa cosa: mandare avanti la legislatura, rispettare l’impegno con gli elettori, mettere al riparo il presidente del Consiglio dall’azione dei pm. Nei fatti, la strada per evitare il ritorno anticipato alle urne resta in salita, perchè nessuno dei due si fida ed anzi entrambi puntano a sopraffare l’altro, come dimostrano le continue stoccate, ma soprattutto le posizioni diametralmente opposte sui delicatissimi temi del processo breve e delle intercettazioni. Insomma, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini proseguono nella estenuante guerra di nervi che da mesi tiene banco nella maggioranza.


Dopo la conferenza stampa del premier, ieri è stato il turno del presidente della Camera. Il quale per dare la sua versione ha scelto ‘Annozero’, una delle trasmissioni più ‘indigeste’ al Cavaliere. Nell’intervista il leader di Fli ha detto di condividere parte delle considerazioni del premier. Non ha auspicato ‘’nè la crisi, nè tantomeno le elezioni anticipate’’. Allo stesso modo, ha sostenuto di non credere all’ipotesi di voto a marzo.
– Berlusconi ora ha il dovere di dimostrare che vuole governare – ha affermato con una punzecchiatura tesa a riconsegnare il cerino al leader del Pdl -. E in ogni caso – ha ammonito – se sarà crisi la Costituzione parla chiaro e assegna al capo dello Stato il compito di verificare se c’è la possibilità di un’altra maggioranza.
Certo, Fini ha confermato di non aver ‘’nulla da obiettare’’ ad un Lodo costituzionale che salvaguardi le alte cariche, premier incluso, ma ha ribadito che sarebbero ‘’inaccettabili norme retroattive che cancellino i processi’’. Come dire: va bene il Lodo Alfano bis, ma niente processo breve.


Il resto dell’intervista sono state note dolenti. A cominciare dalla rivendicazione del ruolo di Fli:
– La famosa terza gamba è costituita e ora nella maggioranza tutto si dovrà ‘’concordare’’.
Come a dire: l’accelerazione impressa dal Cavaliere di 5 cdm per i 5 punti programmatici dovrà fare i conti con i numeri in Aula. Fini ha toccato quindi un altro tema particolarmente inviso a Berlusconi: la riforma della legge elettorale.
– Non penso che sia una provocazione, ma un elemento di discussione – ha detto. Quanto alle dimissioni, ha ribadito di non ritenerle necessarie nemmeno quando Fli sarà a tutti gli effetti un partito.


Altro passaggio ‘ruvido’ è stato quello sul conflitto d’interessi.
– E’ un problema vero, anche se – aggiunge abbassando i toni -, non è di oggi e chi è senza peccato scagli la prima pietra, perchè anche a sinistra…


A stretto giro, in collegamento telefonico con Busto Arsizio, il premier ha replicato ai ‘paletti’ del leader di Fli. La sua premessa sembra andargli incontro.
– Noi – ha detto – andiamo avanti, sono altri che vogliono un governo tecnico per fare una legge elettorale che tolga il premio di maggioranza, tornando così ad avere moltissimi partiti e una situazione ingovernabile.


Poi, anche lui si toglie i sassolini dalle scarpe, cavalcando non solo il processo breve appena bocciato da Fini, ma riproponendo quel giro di vite sulle intercettazioni che proprio le truppe ‘futuriste’ hanno contribuito ad affossare.
– Adesso portiamo avanti l’idea di un processo in tempi certi: l’hanno chiamato subito ‘processo breve’ anche se dura sei anni e mezzo e anche qui, però, serve una riforma: dobbiamo assolutamente intervenire, così come dobbiamo intervenire sulle intercettazioni – dice Berlusconi al telefono con una festa provinciale del Pdl.
Insomma, le stoccate reciproche continuano, anche se l’impressione è che entrambi sappiano bene come la vera prova di forza su tutti questi temi si consumerà solo in Parlamento.