Talebani rivendicano l’attacco Le salme degli alpini in Italia

ROMA – Nel giorno del dolore, dell’ultimo saluto in Afghanistan ai quattro alpini della Julia uccisi sabato in un’imboscata, i talebani rivendicano. Nel loro sito ufficiale Internet e poi in dichiarazioni all’agenzia di stampa afgana Aip, per bocca del loro portavoce Qari Muhammad Yousaf hanno detto che l’attacco nel Gulistan è stato opera loro. Come sempre i toni sono roboanti e le cifre esagerate – ‘’dieci veicoli del convoglio sono stati distrutti con la morte di tutti i soldati che si trovavano a bordo’’ – ma il fatto stesso che ‘’vi sia stata una rivendicazione da parte dei talebani conferma la natura terroristica della loro attivita’’’, sottolinea il ministro della Difesa La Russa.


Un’azione terroristica “portata a termine da personale esperto e con tecniche inedite’’, spiega una fonte vicina alle indagini. A differenza del passato, infatti, non vi èp stata la semplice esplosione di un ‘Ied’, un ordigno rudimentale che in Afghanistan in molti sono in grado di confezionare e piazzare.
– No – spiega la fonte – questa volta c’è stato un ‘attacco combinato’ pianificato a tavolino, condotto con tecnica militare da un gruppo di insorti numeroso e ben organizzato.


Tra i militari italiani e gli insorti si è combattuta una vera e propria battaglia, lo scontro a fuoco è stato violento prima e dopo l’esplosione dell’ordigno. Anche in questo caso, ‘’non il solito ‘Ied’, ma una bomba con almeno 100 chili di esplosivo’’. Oppure un più sofisticato ‘Efp’, in grado di forare anche spesse corazzature sfruttando il principio della carica cava.


Gli artificieri sono al lavoro su quello che è rimasto del Lince proprio per capire che tipo di ordigno sia stato usato e quali contromisure adottare. Di sicuro, si farà un uso sempre maggiore dei nuovi blindati Freccia, più lenti dei Lince ma con ulteriori protezioni, e si privilegerà per quanto possibile il trasporto con gli elicotteri, che aumenteranno di numero, come ha annunciato La Russa.


In attesa poi che il Parlamento decida se armare o no con le bombe i caccia Amx (e eventualmente se dotare di missili gli aerei senza pilota Predator), sono in arrivo in ‘teatro’ anche particolari robot anti-mine e nuovi congegni elettronici che impediscono l’attivazione di ordigni. Ma tutto questo succederà domani. Adesso c’e’ da pensare a rendere onore e salutare per l’ultima volta Francesco Vannozzi, Gianmarco Manca, Sebastiano Ville e Marco Pedone, i quattro alpini devastati dall’esplosione (il quinto soldato a bordo del Lince, Luca Cornacchia, ferito alle gambe, sarà rimpatriato ‘’prima possibile’). Lo hanno fatto i loro commilitoni, molti dei quali non si sono vergognati di piangere, nel quartier generale italiano di Herat, dove – nella sala ‘Folgore’ – è stata allestita la camera ardente e dove il cappellano militare di Camp Arena ha celebrato la messa funebre. Un rito triste e affollato, come quello celebrato nel cinema della caserma del 7/o alpini di Belluno, il loro reparto.


E’ già notte in Afghanistan quando le quattro bare, ciascuna avvolta nel Tricolore, sono state portate in spalla dagli alpini e messe a bordo del C-130 dell’Aeronautica militare che atterrerà domani alle 9 a Ciampino. Sulla pista dell’aeroporto ci sono tutti. C’e’ una rappresentanza dei militari stranieri, c’è l’ambasciatore d’Italia Claudio Glaentzer, c’è il Rappresentante speciale dell’Onu in Afghanistan, Staffan de Mistura. E c’è, naturalmente, il comandante dei militari italiani, che nei sei mesi infernali appena trascorsi si trova ancora una volta a piangere la perdita di suoi soldati. Sale a bordo del C-130 e, sull’attenti, saluta le bare militarmente.


Anche il mondo dello sport – dal calcio, al basket, alla Formula 1 – ha reso omaggio ai caduti: lo stadio di Livorno, come era accaduto per la morte del capitano Romani, si è distinto anche oggi per alcune bordate di fischi, coperti però da un lungo e fragoroso applauso dei veri tifosi.


Oggi, a Ciampino, ad accogliere i feretri saranno le massime cariche dello Stato: confermate le presenze del presidente Napolitano e del premier Berlusconi, rientrato in anticipo dalla Russia. Con loro, straziati dal dolore, i familiari delle vittime già arrivati a Roma da quattro regioni: Toscana, Puglia, Sardegna e Sicilia. I funerali solenni si svolgeranno domani, nella capitale.