Europei, errori e noia Italia-Belfast solo un pari

BELFAST – In una serata di suggestioni annunciate arriva invece il primo pareggio, per di più un noioso 0-0, dell’Italia di Cesare Prandelli. A Belfast, nello stadio della tregenda azzurra (proprio qui a Windsor Park nel 1958 si perpetrò l’unica eliminazione dell’Italia dalla fase finale dei mondiali) e dell’orgoglio protestante d’Irlanda, la nazionale del ct dal volto umano regala una prestazione contraddittoria: tanto possesso di palla, poca incisività. Un mix che dopo le prime due gare vinte contro Estonia e Far Oer garantisce il mantenimento del primo posto del girone di qualificazione europea (dove dopo i risultati di giornata la prima inseguitrice è l’Estonia e non la Serbia avversaria di martedì prossimo a Genova), ma rappresenta un innegabile passo indietro rispetto alla fresca e libera interpretazione del calcio offerta alle prime uscite ufficiali.


Indelebilmente legata agli umori di Cassano, assai meno ispirato che nelle due precedenti occasioni, l’Italia si è limitata al compitino in bella grafia: senza i furori che la location avrebbe meritato. Ha macinato gioco, ha anche sprecato qualche opportunità in particolare con un deludente Borriello: ma certo non ha bene impressionato e al tiro in maniera convinta è arrivata poco, nonostante la grancassa del gioco offensivo suonata alla vigilia. E’ in questo, più che nella mancata vittoria, la cifra negativa della serata: che ha però un pregio nella compressione del calendario. Già martedì per l’Italia del leader dichiarato Cassano, in un ambiente altrettanto suggestivo e decisamente più casalingo, c’è la possibilità di riprendere slancio.


Qualche folata di vento e freddo tutto sommato accettabile avevano contrassegnato l’avvio della gara: semmai a gelare gli animi dei dirigenti azzurri in tribuna, il ricordo della disfatta del 1958. L’inopinata (e mai più ripetutasi) sconfitta che costò l’unica eliminazione prima della fase finale dei mondiali per l’Italia provocò un terremoto federale. Sarà stato per esorcizzare i fantasmi del passato, o forse per la consapevolezza che il duo di centrocampo Pirlo-De Rossi non era al meglio, fatto sta che l’annunciato 4-3-3 offensivo degli azzurri si è rivelato alla prova dei fatti un meno pretenzioso 4-4-2.


Cassano giostrava a sostegno di Borriello in avanti, a centrocampo il podismo di Mauri (lucido) e Pepe (un po’ meno) supportava Pirlo e De Rossi. Comunque cominciava benino l’Italia, che nel primo quarto d’ora prendeva il comando del gioco e impegnava un paio di volte con tiri-cross (4’ Pepe, 13’ Criscito) pericolosi Taylor. E si giovava anche di un errore dell’arbitro francese Chapron, che sorvolava su un fallo di mano di Chiellini in area (peraltro subito bilanciato dall’omissione del direttore di gara per un intervento scorretto di McAuley su Borriello lanciato a rete). Ma il maggior possesso di palla azzurro non faceva registrare il salto di qualità: ne sortiva ancora un colpo di testa di Borriello alto, prima che gli irlandesi facessero suonare uno squillante campanello d’allarme: era il 31’ quando su cross dalla destra di Brunt una clamorosa dormita collettiva della difesa azzurra consentiva a Healy di colpire solitario di testa da un passo con palla incredibilmente fuori.


Il brivido provato provocava una reazione immediata, con Borriello, lanciato bene in profondità da Cassani, ingenuo nel calciare sul portiere e Cassano poco preciso nella trasformazione sulla respinta di Taylor.
Nella ripresa si capiva nel primo quarto d’ora che il gioco azzurro continuava a non decollare: un tentativo scontato di Borriello e una mezza rovesciata con palla lontano dalla porta di Mauri, poi ancora un tiro fiacco del romanista parato a terra. Poco, per concretizzare una superiorità tecnica evidente. Il ritmo dopo anzi calava, e così solo un paio di invenzioni di Cassano squarciavano il buio: a vanificarle l’imprecisione al tiro di Pirlo e Pepe. Allora alla mezz’ora la realizzazione la provava proprio il sampdoriano, con un colpo di testa su cross di un ottimo Mauri: Taylor salvava deviando in angolo. Uscivano Borriello, Mauri e Pepe, sostituiti da Pazzini, Marchisio e Rossi. Proprio Pazzini, su cross di Cassano mancava il colpo del ko al 41. E paradossalmente in contropiede era Davis in chiusura a sprecare per i verdi di casa: sarebbe stato un premio eccessivo alla loro generosità.