Sakineh, arrestati il figlio e l’avvocato

Le autorità iraniane hanno arrestato il figlio e l’avvocato di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna di 43 anni condannata alla lapidazione per adulterio e concorso in omicidio. Il ventenne Sajjad Qaderzadeh, e il suo avvocato Javid Hutan Kian, sono stati arrestati domenica sera, intorno alle 19, insieme a due giornalisti tedeschi nella città di Tabriz: le forze di sicurezza iraniane hanno fatto irruzione nello studio del legale dove era in corso un’intervista con i due reporter tedeschi.

Dopo l’arresto non si è avuta più alcuna notizia dei quattro e non è chiaro dove siano stati portati. L’incertezza sulla loro sorte si aggiunge a quella per Sakineh, la donna condannata per adulterio alla lapidazione, pena poi convertira poi nell’impiccagione per concorso nell’omicidio del marito. Nei momenti concitati del blitz uno dei due giornalisti era al telefono con Mina Ahadi, portavoce del Comitato Internazionale contro la Lapidazione e la Pena di Morte.

È stato lo stesso Mina Ahadi a raccontare che il giornalista ha interrotto bruscamente la comunicazione quando le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nell’ufficio. Da qual momento Nina Ahadi ha tentato per varie ore di rimettersi in contatto con loro, ma senza successo: “Da allora i cellulari di Sajjad, Hutan Kian, e dei due giornalisti tedeschi risultano irraggiungibili”, ha riferito a Le Monde. Gli arresti non sono stati confermati dalle autorità iraniane e la Farnesina ha fatto sapere di aver allertato rappresentanti diplomatici in loco per cercare di saperne di più. Ma a conferma del nervosismo delle autorità iraniane, si è saputo che il governo di Teheran ha deciso di espellere il corrispondente di El Pais a Teheran, Angeles Espinosa; e dato due settimane di tempo al cronista, in prima linea nella campagna mediatica a difesa di Sakineh, perché lasci la repubblica islamica. Espinosa era già stato arrestato a Qom nel luglio scorso dopo un’intervista a Ahmad Montazeri, il figlio del grand’ayatollah dissidentemorto l’anno scorso.

Bernard- Henry Levy, il filosofo francese, ha definito gli arresti “un errore irreparabile del regime”. “Non posso credere alle notizie provenienti dall’Iran”, ha scritto nel suo sito La Regle du Jeu. “Non posso credere che il regime sia talmente incerto del suo dossier, abbia tanta paura di vedere la verità (vale a dire l’innocenza di Sakineh) che il semplice fatto di concedere un’intervista a due giornalisti tedeschi abbia motivato il blitz”. E poi ha concluso: “È difficile immaginare quali contorsioni intellettuali la ‘giustizia’ iraniana fornirà per giustificare un atto così estremo e arbitrario”.