L’Italia piange i militari caduti in Afghanistan: oggi i funerali

È atterrato ieri mattina poco dopo le 9, all’aeroporto romano di Ciampino, il C-130 dell’Aeronautica militare che ha riportato nel nostro Paese le salme dei quattro militari italiani caduti sabato in Afghanistan in un’imboscata dei talebani. Ad accogliere i feretri di Francesco Vannozzi, Gianmarco Manca, Sebastiano Ville e Marco Pedone sulla pista dell’aeroporto G. B. Pastine, sotto una pioggia battente, i parenti giunti da Toscana, Sardegna, Sicilia e Puglia, le maggiori autorità dello Stato, i vertici delle forze armate, un picchetto del Settimo reggimento Alpini di Belluno (il reparto cui appartenevano i militari uccisi), rappresentanze degli altri Corpi militari, i sindaci dei Comuni di cui i soldati erano originari.

I feretri – portati a spalla dai commilitoni – sono stati allineati sulla pista: prima c’è stata la benedizione da parte dell’ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, poi l’omaggio del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha posto le mani sulle bare avvolte nel drappo tricolore. Successivamente, le bare – al suono del “Silenzio” intonato dal Settimo reggimento Alpini di Belluno – sono state portate verso i carri funebri, che le hanno condotte all’Istituto di medicina legale per effettuare l’autopsia (la magistratura ha aperto un’inchiesta sull’attentato). Nel pomeriggio è stata allestita la camera ardente al Policlinico militare del Celio. I funerali solenni si svolgeranno questa mattina alle 10.30 nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli.

Momenti di silenzio e dolore, ma anche di rabbia all’aeroporto di Ciampino, dove era presente anche il premier Silvio Berlusconi: poco prima che i feretri fossero caricati sui carri funebri, un parente di uno degli alpini caduti si è rivolto polemicamente al ministro della Difesa Ignazio La Russa: “Signor ministro, godetevi lo spettacolo”. La Russa ha successivamente spiegato, rispondendo ai cronisti, che “i parenti, in queste occasioni, hanno diritto a qualsiasi reazione emotiva. Sia quella di quello zio, sia quelle affettuose dimostrate da altri parenti anche oggi”. In Italia si è riacceso il dibattito sulla missione. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa replica alle critiche per la sua proposta di armare i bombardieri: “Io sono quello che non ha voluto armare i bombardieri e non so se è stata una decisione giusta, mentre tutti gli altri Paesi lo hanno fatto.

Non ho voluto – spiega La Russa – perché in quel momento non era tatticamente indispensabile e nei rari casi in cui è stato necessario sono venuti gli aerei inglesi e americani a darci manforte. I nostri militari si sono sentiti a disagio nel non poter fare da soli. E io ho detto che un po’ di disagio vale la serenità di sapere che nessun errore può essere messo in conto”. Dio non voglia che una bomba finisse su una casa civile: sarebbe una cosa che ci arrecherebbe un grande dolore e anche un grande danno politico”. La prossima settimana il ministro della Difesa Ignazio La Russa incontrerà il generale Petraeus a Roma. Sarà l’occasione per avanzare un’ipotesi di exit strategy del contingente italiano dall’Afghanistan: entro la fine del 2011 lasciare nella zona ovest solo degli addestratori e non spostare i reparti operativi nelle altre zone.

Sulla possibilità di armare gli aerei da combattimento il ministro degli Esteri Franco Frattini commenta: “Hanno ora solo mitragliatrici, le bombe potrebbero aumentare l’efficacia della loro azione di scorta ai convogli”. Secondo il ministro non si rischia di colpire bersagli civili “perché l’uso degli aerei con le bombe sarebbe circoscritto alla scorta a quei convogli, in quelle circostanze. Non è meglio poter controllare dall’alto le colonne di viveri, avendo la possibilità di colpire subito i talebani in caso di aggressioni? Ma mi rendo conto che si tratta di una decisione politica e condivido quello che sostiene il ministro La Russa. Non si tratta di una scelta tecnica, ma politica. C’è bisogno di un ampio e approfondito dibattito parlamentare” che verrà avviato “al più presto”.