Fiom in piazza, Epifani e Landini verso lo sciopero generale

ROMA – La Fiom ha riempito piazza San Giovanni. Le tute blu hanno sfilato per le strade di Roma, per la manifestazione nazionale indetta dai metalmeccanici della Cgil. Con loro gli altri lavoratori e i disoccupati, gli studenti, i pensionati, i precari, gli immigrati. Uomini della politica – da Nichi Vendola (Sel) ad Antonio Di Pietro (Idv) – associazioni, movimenti e centri sociali. I cortei hanno proceduto senza incidenti.


Sul palco la sintonia tra Cgil e Fiom. Il numero uno dei metalmeccanici, Maurizio Landini, ha chiesto lo sciopero generale. La piazza ha incalzato il leader della confederazione di Corso d’Italia, Guglielmo Epifani, che ha detto di sì: ‘’In assenza di risposte’’ lo faremo.


Sono state centinaia di migliaia le persone scese in piazza. La Fiom ha scelto di non fornire cifre ufficiali sulla partecipazione (‘’Contateci voi’’, ha risposto Landini ai giornalisti), ma il presidente del Comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi, ha azzardato una ‘’stima’’ vicina ad un milione.


Il questore di Roma, Francesco Tagliente, ha parlato di 80.000 manifestanti. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha attaccato invece una piazza che sembrava un ‘’retaggio di questi maledetti anni Settanta’’. E’ ‘’pacifica, democratica e non violenta’’ hanno replicato Landini ed Epifani.


Sullo sfondo campeggiavano lo slogan – ‘Sì ai diritti, no ai ricatti. Il lavoro è un bene comune’ – e le cinque parole d’ordine della manifestazione: diritti, democrazia, legalità, lavoro, contratto. ‘’Siamo in piazza per difenderli’’, ha detto Landini.


Ha parlato del contratto nazionale e dell’ ‘’attacco’’ venuto dall’accordo separato sullo stabilimento Fiat di Pomigliano e sulle deroghe (entrambi non firmati dalla Fiom); ha chiesto, come Epifani, una politica diversa per uscire dalla crisi, insistendo su nuove regole per la democrazia sindacale. ‘’Il Paese sta rotolando, da mesi è lasciato a se stesso’’, ha incalzato Epifani parlando di un governo ‘’debole’’ e difendendo la scelta della Fiom di non accettare le deroghe. ‘’Abbiamo il dovere di continuare questa battaglia e per continuarla si deve arrivare alla programmazione dello sciopero generale’’, ha detto Landini nel suo intervento.


Dopo la manifestazione della Cgil del 27 novembre, ‘’in assenza di risposte, continueremo la nostra iniziativa anche con lo sciopero generale. E’ una delle armi che può essere utilizzata, anche se non l’unica’’, ha risposto Epifani, tra gli applausi della piazza. Per lui è stata l’ultima manifestazione, l’ultimo comizio; il 3 novembre lascerà la guida della Cgil a Susanna Camusso. Nella piazza c’erano anche gli operai degli stabilimenti Fiat di Pomigliano, di Termini Imerese, di Melfi (a partire dai tre licenziati dall’azienda e reintegrati dal giudice del lavoro).


Il ‘bersaglio’ è la Fiat, è Federmeccanica. A loro ‘’abbiamo detto di no’’ e ‘’diremo sempre di no quando si vogliono cancellare i diritti ed il contratto’’, ha affermato Landini. E il governo: ‘’Ha fatto poco e male, ha diviso i sindacati e questo è un rimprovero che io farò sempre’’, ha ripetuto Epifani, sostenendo che ‘’la Cgil non è isolata. Semmai è qualcun altro che deve interrogarsi perché in Europa si battono e scioperano tutti e qualcuno da noi non lo fa’’.
Il riferimento è alla Cisl e alla Uil, che nei cortei sono stati oggetto di striscioni, foto e cartelli. In uno il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, era raffigurato con sotto la scritta ‘’infame maggiordomo’’. Un gruppo ha scandito per le vie di Roma ‘’Chi non salta è della Cisl’’. L’ad della Fiat, Sergio Marchionne, è diventato un fantoccio che gli organizzatori hanno sistemato sul palco. Ci sono state anche le caricature del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e del leader della Lega, Umberto Bossi; al collo del finto premier il cartello ‘’la crisi c’è, ma non per me’’.
C’erano anche i politici veri.


‘’Qui si è aperto il cantiere dell’anti-berlusconismo’’, ha detto il leader di Sinistra e Libertà, Nichi Vendola. ‘’Qui ci sono dei lavoratori e non dei delinquenti. I delinquenti sono coloro che non li ascoltano’’, segue il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. Ha parlato anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che al termine della manifestazione, cui non ha partecipato, ha detto: ‘’Quella che si è fatta sentire pacificamente oggi in piazza San Giovanni è una voce che va ascoltata’’.

IL SEGRETARIO DELLA CISL


Bonanni: “Sono deluso, non era una piazza sindacale”

ROMA – “Mi dispiace ma non c’é stata una piazza sindacale” ma “una piazza che ricercava l’unità della sinistra e della Cgil. E ha privilegiato questo all’unità con gli altri sindacati”.


In un colloquio con il Corriere della Sera, il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, si dice “deluso” dalla manifestazione della Fiom, perché “chi aveva sperato come me che ci potesse essere un rapido avvicinamento tra noi, deve prendere atto che non ci sono ancora le condizioni”, anche perché le due confederazioni sono divise “da un modo diverso di concepire la politica e il sociale”.


C’é insomma, un “problema culturale”. Rispetto alla manifestazione di Cisl e Uil della scorsa settimana ci sono state “due piazze distanti anni luce. Nella nostra non c’é stato un cartello o uno slogan contro qualcuno, e non c’era né un partito né un politico”. E al Sole 24 Ore, il leader Cisl spiega che “serve un chiarimento interno alla Cgil. I riformisti – dice – aprano gli occhi su slogan e offese personali” a chi come altri leader Cisl “hanno avuto la sfortuna di di essere in disaccordo con il modello sociale e culturale della Fiom”.


Quel modello che, sostiene Bonanni, “ha costretto Epifani allo sciopero generale”. Ora “non ci resta che sperare nel ricambio con l’arrivo del nuovo segretario generale”. Certo, per Susanna Camusso “sarà difficile tornare indietro, anche se spero si possa trovare con lei le vie per una sintesi che ci riporti all’unità”. E “la rappresentanza” può essere “il nuovo banco di prova”.

I COMMENTI


Sacconi: “Dirigenza del Pd dipendente dalla piazza”

ROMA – A piazza San Giovanni si è vista “un’opposizione politica e sociale radicale che in Italia è più numerosa che in altri Paesi industrializzati” perché “da noi c’é stato il più grande partito Comunista d’occidente”. E “un pezzo di quella storia” che era in piazza sabato “ha la forza di condizionare fortemente il gruppo dirigente del Pd”.


Così all’indomani della manifestazione della Fiom, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi che, in un’intervista a Repubblica, aggiunge: “Si potrebbe dire che la piazza era certamente indipendente dal Pd; ma il gruppo dirigente del Pd non è altrettanto indipendente da quella piazza” in cui si è vista, in ogni caso, “una minoranza radicale inadatta a governare”. La manifestazione, aggiunge, “dimostra l’importanza dell’unità di tutti i moderati e i riformisti” e “sono assolutamente certo – dice Sacconi – che coloro che si sentono alternativi a quella piazza debbano ritrovarsi. Vedo un Pd incapace di sottrarsi a radicalismi, da quello etico a quello sociale, a quello giustizialista”.


Sabato in piazza, attacca il ministro “Landini ha fatto una indegna deformazione delle mie parole: parlavo di rischio morto per gli assalti alla Cisl, non per il corteo della Fiom”. Corteo che è stato “più politico che sindacale”. Come può Epifani, si chiede il ministro, “auspicare l’unità sindacale partendo dal presupposto che Bonanni e Angeletti siano ‘servi dei padroni e del governo’?”.


In ogni caso, Sacconi garantisce che cercherà “di costruire un Testo unico sui lavori con la massima condivisione. Dopodiché – osserva – ricordo che nel 1970 lo Statuto dei lavoratori fu approvato senza il Pc e senza la Cgil”.