Il colera raggiunge Port-au-Prince, 253 morti, migliaia i contagiati

PORT-AU-PRINCE – L’epidemia di colera è arrivata nella capitale di Haiti, Port-au-Prince, dove ieri cinque persone hanno evidenziato i sintomi della malattia e sono state messe in isolamento. I medici e le organizzazioni umanitarie, privi dei supporti sanitari adeguati, non riescono a far fronte all’emergenza. E’ cominciata una settimana fa, in zone rurali del Paese devastato dal terremoto che lo scorso 12 gennaio ha provocato più di 250.000 morti e un milione e mezzo di sfollati: ormai il numero dei decessi per colera è salito a 253 e i contagiati sono migliaia. Ma il governo che per il prossimo 28 novembre ha fissato le elezioni presidenzali e legislative, cerca di minimizzare. I controlli al confine con Santo Domingo, l’altro Stato dell’isola, sono stati rafforzati ma la frontiera resta aperta. E anche l’Onu sottolinea che le persone decedute a Port-au-Prince provenivano dall’interno del Paese, dalle zone di Artibonite (nel nord) e dal Plateau (centro).


“Non possiamo parlare di un nuovo focolaio di infezione” nella capitale – ha fatto sapere l’Ufficio di coordinamento per i problemi umanitari dell’Onu – ma è un dato di fatto che l’ospedale della città settentrionale di Saint-Marc è ormai al limite della capienza (3.000 ricoverati) e che strutture mediche di fortuna accolgono decine di malati, senza però essere dotati di adeguate attrezzature e supporti. Il colera è una malattia altamente contagiosa causata da un batterio. Violenti attacchi di diarrea portano facilmente i malati a perdere in quattro ore anche il 10% del loro peso e, se non è possibile intervenire subito con cure adatte (antibiotici e acqua purificata), alla morte per disidratazione anche in meno di 24 ore. Da più di cento anni ad Haiti non erano segnalati casi di colera ma le terribili condizioni igieniche seguite al sisma hanno riattivato il batterio, che ha trovato nella pessima qualità dell’acqua a disposizione dei terremotati fertile terreno di prolificazione prima e di contagio poi, favorito quest’ultimo dalle piogge torrenziali delle ultime settimane. Che, tra l’altro, hanno anche fatto esondare in più punti in fiume Artibonite. Ora la paura è che l’epidemia si propaghi anche in ospedale.


“Non possiamo continuare a curare i malati di colera in una struttura dove sono ricoverati altri pazienti – ha detto il responsabile della sanità nel nord di Haiti, Dieula Louissant – Abbiamo bisogno di un centro specializzato”. Medici senza frontiere (Msf) ha promesso un ospedale rurale nella città di Oxfam e sta inviando specialisti per “attivare un piano di alimentazione, igienico e sanitari per 100.000 persone”. Un altro centro di prima essistenza sta per essere installato nella città di Saint-Marc, a un centinaio di chilometri dalla capitale, per fermare l’afflusso dei disperati che cercano di portare i loro malati a Port-au-Prince.