E’ ancora duello Fini-Berlusconi

ROMA – Come una ciliegina sulla torta, arriva per Gianfranco Fini la richiesta di archiviazione della procura di Roma sulla casa di Montecarlo. «Le cose si mettono in fila per noi e Berlusconi è costretto a prenderne atto», sfugge alla consegna del silenzio imposta dal leader Fli un fedelissimo del Presidente della Camera, che nelle ultime ore costringe Silvio Berlusconi a rincorrerlo sul suo terreno, a partire dai niet dettati sulla giustizia. Il premier, ad Arcore anche per risolvere questioni personali legate alla famiglia, non fa dichiarazioni sull’epilogo dell’affaire-tormentone dell’estate politica.


«Per qualcuno serve una legge ad hoc , per altri il processo breve è nei fatti – si commenta invece nell’inner circle del Cavaliere volendo sintetizzare il pensiero del presidente del Consiglio -. E poi su Berlusconi esce di tutto dalle Procure, su Fini non si é saputo neppure che fosse indagato».


Torna insomma il tarlo, il sospetto spesso confidato dal premier, di un legame tra il leader Fli e una parte della magistratura. I finiani invece non cavalcano l’avvenimento ed Italo Bocchino taglia corto:
– Il dibattito, il confronto, se necessario anche lo scontro, siamo disponibili a farlo su questioni politiche. E questa non mi pare lo sia stata.
Come sia sia, dopo essere stato avvertito da Fini del rischio crisi di governo sulla giustizia, Berlusconi cerca ora di non lasciarsi dettare la linea e di riprendere in mano il boccino. Se da un lato il Guardasigilli Alfano apre sulla reiterabilità del Lodo («non mi pare una questione su cui vive o muore questo disegno di legge», la dà vinta ai finiani il ministro), dall’altro Berlusconi tiene il punto sulla giustizia, confermando un’intervista data tempo fa a Bruno Vespa per il suo libro natalizio.


Tra Berlusconi e Fini, dunque, la tensione resta a livelli altissimi, nonostante diverse colombe siano al lavoro per favorire una tregua politica. Ma lo spettro del governo tecnico, sostenuto dai finiani, resta.
– Ci sono i numeri per un governo parlamentare che si dia uno o più obiettivi da realizzare con tutti coloro che vogliono una modifica della legge elettorale – ribadisce il capogruppo di Fli -, compresi tanti senatori e deputati del Pdl che non vogliono che finisca la legislatura.


Intanto, mentre i futuristi si preparano alla Convention di Perugia del prossimo week end, il Pdl è inquieto. La fibrillazione continua ad essere palpabile nelle voci di nuovi ‘movimenti’ di transfughi, in continue riunioni, pranzi e cene, nelle preoccupazioni di chi teme di non essere ricandidato in caso di elezioni anticipate. Una trentina di senatori, per esempio, ieri mattina si sono riuniti ed hanno raccolto firme sotto un documento, stilato da Ferruccio Saro, che ha il dichiarato intento di tagliare la strada a quanti nel Pdl spingono per la rottura con Fini e anche quello di convincere Berlusconi a rivedere le nuove regole statutarie che concentrano nelle mani dei coordinatori forti poteri. A far le spese di un clima pesante è il portavoce Daniele Capezzone: vicino alla sede del partito viene aggredito con un pugno in pieno viso e, soccorso da Denis Verdini, portato in ambulanza in ospedale per esserne poi dimesso.