Calderoli: «No al governo tecnico»

ROMA – In caso di governo tecnico sarà rivolta. La Lega Nord boccia l’ipotesi, adombrata dopo le parole di Gianfranco Fini sul caso Ruby, di un esecutivo di responsabilità. E, scatenando l’indignazione dell’opposizione, si dice pronta a guidare la “rivolta popolare’’ contro quello che considera un golpe.
– Sono preoccupato che qui, approfittando delle vicende personali di Berlusconi, sia in atto un vero e proprio colpo di Stato – è l’allarme del ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli.


Un “golpe dei fighetta’’, come lo definisce l’esponente del Carroccio, di quelli cioe’ “che frignano e non hanno voce e voti’’. L’analisi di Calderoli è dura:
– C’e’ una coalizione tra alcuni giornali, referenti dei potentati economici del Paese e alcuni sognatori che sperano di ribaltare la situazione uscita dalle urne. Spingono e provocano, insomma, per cercare di fare un colpo di Stato per riportare l’Italia nella Prima Repubblica.


Davvero troppo perchè la Lega resti a guardare.
– L’unica cosa che questi signori non si devono scordare – è la minaccia di Calderoli – è che, in caso di governo degli sconfitti, la Lega non è partito da fare una opposizione piangina.


Del resto, lo ha già detto l’altra sera il leader del Carroccio, Umberto Bossi:
– La Lega mobilita la gente.


E, aggiunge Calderoli:
– Sa fare una opposizione decisa.


Parole “gravissime’’, per il portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, perchè “alimentano il clima di tensione – dice – e l’immoralità della politica’’. Un commento “da classico leghista che si vede crollare il terreno sotto i piedi’’, rincara la dose la deputata finiana Angela Napoli, mentre il Pd invita Calderoli “ad affrontare seriamente il fallimento di questo governo’’.
– Il terreno sotto i piedi sta franando ai finiani – ribatte il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli, secondo cui “il linguaggio del ministro Calderoli può essere più o meno colorito, ma nella sostanza è difficile dissentire’’.
– Non giriamoci attorno – lo difende anche il ministro per l’Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi – se cade Berlusconi l’Italia è a rischio Weimar, perchè cinque opposizioni incompatibili tra loro non fanno un governo alternativo.