Cento anni fa moriva Carlo Camillo di Rudio, unico italiano a Little Bighorn

ROMA – Milano, marzo 1848: le Cinque Giornate. Il rampollo quindicenne di una nobile famiglia veneta getta la divisa di cadetto austriaco e passa con i patrioti. E’ l’inizio di una vita che sarà tutta un’avventura. Cacciatore delle Alpi a Venezia, garibaldino a Roma. Poi fuggitivo, ricercato dalla polizia austriaca. Espatriato a Parigi parteciperà al fallito attentato a Napoleone III. Evitando in extremis la ghigliottina ma finendo all’ergastolo alla Cayenna. Da dove riuscirà ad evadere, per emigrare negli Stati Uniti, partecipare alla guerra di Secessione, ed entrare poi nel Settimo Cavalleggeri di Custer… per combattere a Little Bighorn e salvarsi!


Carlo Camillo di Rudio, nato a Belluno nel 1832 muore il 1 novembre 1910 ed è sepolto a San Francisco. Controverso «Forrest Gump dell’Ottocento», fu però sempre protagonista per scelta, mai per caso. Adesso, una serie di eventi a San Francisco renderà omaggio alla memoria di Carlo di Rudio, nel centenario della morte.


Ieri la cerimonia sulla sua tomba nel cimitero militare del Presidio, alla presenza di autorità, rappresentanti della comunità italiana, giornalisti, fotografi e operatori tv. Poi la presentazione al Museo Italo Americano della nuova edizione di «Dal Piave al Little Bighorn», biografia di Carlo di Rudio realizzata da Cesare Marino, pubblicata per l’occasione dall’editore bellunese Alessandro Tarantola. Quindi altra presentazione domani a Palo Alto, nel cuore di Silicon Valley dove lavorano molti imprenditori di successo italiani.


Dopo gli eventi a San Francisco, sono previste presentazioni del libro in Italia e tra le comunità italiane all’estero, la produzione di un documentario e di una biografia a fumetti dell’avventuroso conte, facendo del progetto occasione per celebrare spirito d’impresa e identità italiana, nell’ambito delle manifestazioni nel 2011 dell’Unità d’Italia.


A organizzare le celebrazioni, sono Cesare Marino, e Roberto Bonzio. Marino, siciliano di nascita e veneto d’adozione, che risiede in Virginia e lavora come antropologo allo Smithsonian Institution di Washington. Tra i maggiori esperti di storia e cultura dei nativi americani, è autore di numerose pubblicazioni ed ha dedicato parte delle sue ricerche alla scoperta di italiani che in modi diversi vissero a contatto con gli indiani.
Roberto Bonzio, nato a Mestre, giornalista a Milano ,firma l’introduzione del libro ed è l’autore del progetto multimediale Italiani di Frontiera (www.italianidifrontiera.com), frutto di sei mesi trascorsi fra imprenditori e ricercatori di Silicon Valley, dedicato a connazionali capaci di tentare nuove imprese, ieri sulla frontiera del West, oggi su quella dell’innovazione.