Obama è battuto… anche da Hu Jintao

Barack Obama è costretto ad abbandonare il primo posto sul podio dei potenti della terra e lasciare spazio a Hu Jintao. Secondo la rivista americana Forbes è infatti il presidente cinese – e non più quello statunitense al secondo posto – l’uomo più potente del mondo che supera anche il premier russo Vladimir Putin al quarto posto e il Papa Benedetto XVI al sesto.

In 14esima posizione appare anche Silvio Berlusconi seguito in quindicesima posizione dal presidente della Bce Jean-Claude Trichet e al diciannovesimo posto dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Nello stilare la classifica, Forbes ha usato quattro criteri: l’influenza esercitata su un numero più o meno elevato di persone; la presenza di una ricchezza significativa; la capacità di manifestare il proprio peso su diverse sfere; l’effettiva detenzione del potere. “Valutando questi parametri- scrive Forbes – è Hu Jintao l’uomo più potente del pianeta. Hu Jintao governa un miliardo e 300 milioni di persone, un quinto della popolazione mondiale, e comanda sull’esercito più numeroso della Terra. Sotto il suo governo la Cina è diventata la seconda economia mondiale e, a differenza delle sue controparti occidentali, Hu può costruire città, cambiare il corso dei fiumi, censurare internet e incarcerare dissidenti senza l’intervento di burocrati e tribunali”.

67 anni, Hu Jintao ricopre il ruolo di segretario generale del Partito Comunista Cinese, Presidente della Repubblica Popolare Cinese, e Presidente della Commissione Militare Centrale. Originario della provincia dell’Anhui, laureato con lode in ingegneria idraulica all’università Tsinghua di Pechino, è il figlio del proprietario di un piccolo negozio di tè che cadde vittima della Rivoluzione Culturale; si distinse per l’imposizione della leggemarziale nella Provincia Autonoma del Tibet, di cui nel 1989 era segretario del Partito, e per l’appoggio alla linea dura sulle manifestazioni di Piazza Tian An Men. Divenne Segretario Generale del Partito Comunista Cinese nel 2002 e Presidente nel 2003. È il leader della cosiddetta corrente dei “Tuanpai”, che si sono fatti portatori di una politica mirata a una certa redistribuzione della ricchezza e alla valutazione dei danni ambientali causati dall’indiscriminato sviluppo cinese, in opposizione ai funzionari della “Cricca di Shanghai”, portatori della linea della crescita economica a tutti i costi. Nel 2012, per i sopraggiunti limiti d’età, dovrà abbandonare tutte le cariche detenute attualmente. L’erede designato è Xi Jingping, che almomento occupa il ruolo di vicesegretario del Partito, vicepresidente, ed è stato recentemente nominato vicepresidente della Commissione Militare Centrale.