Italia-Libia, alla Camera governo sotto 3 volte

ROMA – Alla Camera Fli vota per tre volte con l’opposizione, e per altrettante volte il governo viene battuto sulle mozioni relative ai rapporti con la Libia. Pdl e Lega attaccano, accusando di tradimento, i finiani che ricordano di ‘’avere le mani libere’’. Nel frattempo, il Pd esulta e chiede l’apertura della crisi.

I finiani non hanno fatto attendere molto per farsi ‘’sentire’’ dopo la richiesta di Fini a Berlusconi di dimissioni e di crisi di governo. L’occasione arriva a Montecitorio da un emendamento presentato dai radicali alla mozione di maggioranza sulle iniziative volte alla revisione del trattato di amicizia, Italia-Libia firmato da Berlusconi e Gheddafi. Matteo Mecacci chiede al governo un impegno a sollecitare Tripoli affinchè ratifichi la Convenzione Onu sui rifugiati e riapra l’ufficio dell’Unhcr, come premessa per continuare le politiche dei respingimenti dei migranti in Libia. Un emendamento che piace ai finiani (in particolare all’ex radicale Della Vedova): lo votano insieme all’opposizione, mandando così sotto il governo per sette voti.

I deputati del Pdl cominciano a urlare ‘’Bravi, bravi’’ ai finiani, e Maurizio Bianconi sfiora lo scontro fisico con il sottosegretario Fli Roberto Menia evitato solo perchè si mette in mezzo il coordinatore del Pdl Denis Verdini. La maggioranza è chiaramente colpita: per tentare di limitare i danni ritira la mozione emendata perchè, secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini, ‘’non recepisce un accordo con la Ue e ci fa mettere nella condizione di dire alla Libia di aprire le porte perchè l’Italia i clandestini li prende tutti’’.

Ma Fli sceglie di giocarsela fino in fondo. I finiani chiedono di ‘’non far demagogia sulla pelle dei rifugiati’’, fanno propria la mozione ritirata da Pdl e Lega (che parlano di ‘’prove di sganciamento’’) e la portano al voto. Con Italo Bocchino che, fra le urla ‘’Buffone, buffone!’’ degli ex amici del Pdl e della Lega, va a convincere uno ad uno i colleghi finiani indecisi dicendo: ‘’Dobbiamo far capire a Berlusconi che senza i voti di Fini non va da nessuna parte’’.

Fuori dall’Aula Pierluigi Bersani invita il governo a ‘’non traccheggiare e ad aprire la crisi’’, mentre Massimo Donadi sostiene che ‘’la maggioranza non c’è piu’’. Nell’Emiciclo, dove la tensione sale minuto dopo minuto, Fabrizio Cicchitto accusa i finiani di ‘’irresponsabilità’’, e il leghista Marco Reguzzoni sostiene: – Questa non è la strada giusta. Seguire scorciatoie o alleanze con chi ha perso le elezioni e sa di perderle ancora, non porterà a fare qualcosa per il nostro Paese.

Al voto finale, per il governo è un doloroso ‘uno-due’: Fli vota ancora con l’opposizione e, contro il parere del governo, fa passare la mozione dell’Udc e quella emendata dai radicali. L’aria è pesante; ma per fortuna la giornata è praticamente finita, con i deputati del Pd che, soddisfatti, ripetono le parole che in Aula Massimo D’Alema ha scandito con un eloquente gesto della mano rivolto ai banchi del governo. – La maggioranza non c’è più. A questo punto – ha detto l’ex premier – vi resta o di abbandonare o di prendere atto e andarvene. Avremmo risolto un problema che sta diventando per l’Italia ben più grave dei clandestini.

E Rocco Buttiglione dall’Udc commenta: – Siamo ad un punto in cui i fucili sparano da soli perchè la lite non è nel merito, ma prevale la voglia di regolare conti.


L’AQUILA



Berlusconi premia le istituzioni tra le contestazioni




L’AQUILA – In Abruzzo ‘’lo Stato ha mantenuto la parola’’ data agli aquilani e ‘’io credo di aver rappresentato degnamente il popolo italiano, che si è stretto attorno a voi’’. Dopo il tour de force in Veneto, Silvio Berlusconi arriva all’Aquila per consegnare le onorificenze ai corpi dello Stato che sono intervenuti durante il terremoto del 2009: e, lontano dalle polemiche romane – in un’ora di discorso non una parola su Fini o sulla situazione nella maggioranza – il Cavaliere si lascia andare ad una serie di complimenti e battute per ogni istituzione presente.

Per i Carabinieri, ‘’in assoluto l’istituzione più amata dagli italiani’’ e capaci di fare un carosello che ‘’ha umiliato i cavalieri libici’’, e per le Capitanerie di porto ‘’che ci proteggono dall’assalto dei pirati che vengono dal mare’’. Gli Alpini, invece, sono come i sacerdoti: ‘’In servizio permanente effettivo tutta la vita’’ e la Guardia di finanza meno male che c’è ‘’perchè combatte gli evasori e se tutti pagassero le tasse ne pagheremmo meno tutti’’.

A ricevere i premi, consegnati dal capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, ci sono i vertici di tutte le istituzioni: la Difesa con il capo di Stato maggiore, Vincenzo Camporini e la Polizia con il vicecapo, Nicola Izzo, la Croce rossa, con il commissario, Francesco Rocca, e la Gdf con il comandante, Nino Di Paolo. L’applauso più lungo, una vera e propria standing ovation, è però per i Vigili del fuoco. – Avete fatto cose miracolose – dice il premier – mostrando un coraggio e una temerarietà insuperabili. Applausi anche per la squadra di Rugby dell’Aquila. -. Voi siete un simbolo, scendete in campo pensando di essere l’esempio per la vostra citta. Non c’è nessuno che meriti di essere escluso – sottolinea ancora il Cavaliere – perchè all’Aquila si è vista tutta l’Italia. Le regioni hanno fatto a gara per portare il loro contributo e senza di loro non avremmo mai avuto quel concorso globale dell’Italia che ci ha fatto sentire di essere un Paese davvero unito.

Ma all’Aquila il premier è tornato anche per ribadire che lo Stato non abbandona l’Abruzzo, anche se non la pensano così quella cinquantina di aquilani dei comitati cittadini che hanno protestato contro la sua presenza. – Davanti a quelle bare che non dimenticherò mai – dice Berlusconi – promisi che il governo sarebbe stato vicino all’Abruzzo e credo che abbiamo mantenuto la parola.

Con 14 miliardi e 767 milioni messi a disposizione per la ricostruzione, con interventi ‘’immediati’’ e con la costruzione di migliaia di case ‘’in tempi mai visti al mondo’’. – Ad oggi – precisa – sono 3 miliardi e 48 milioni i fondi che sono disponibili per il commissario Gianni Chiodi e per i sindaci dei comuni del cratere: lo Stato ha fatto il proprio dovere e ora tocca alle istituzioni locali. Istituzioni che raccolgono la sfida.

– La ricostruzione è difficile ma possibile – dice Chiodi -. Le istituzioni ringraziano, perche’ l’Italia durante il terremoto è stata veramente una sola. – Noi continueremo a lavorare, ci resta ancora molto da fare – sono le parole del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente – ma a tutti voi va il grazie degli aquilani. Non vi scorderemo mai.