Obama, iniziata la missione G20

Barack Obama ha concluso la sua visita in Indonesia nel bagno di folla di una delle principali Università del Paese, dove gli studenti lo hanno accolto con una vera e propria ovazione. Il presidente Usa, concludendo la sua visita di due giorni, terminata con qualche ora di anticipo nel timore che il vulcano Merapi possa compromettere di nuovo il traffico aereo, ha iniziato il suo discorso all’ateneo di Depok con frasi in slang indonesiano, scatenando l’entusiasmo dei 6.000 presenti.

“La pace sia con voi, prosperi saluti (Assalamùalaikum. Salam sejahtera)”, ha detto Obama, aggiungendo in slang: “Sono tornato al villaggio (Pulang kampung, nih)”, prima di sottolineare, sempre in indonesiano, che l’Indonesia “è parte di me”. Il presidente ha poi trattato temi più seri, evocando la lotta degli studenti contro il dittatore Suharto, celebrando “l’armonia religiosa” che caratterizza il Paese, quello con il maggior numero di musulmani al mondo, e “la tolleranza che è inscritta nella Costituzione e rappresenta dalle vostre moschee, chiese, templi”.

La politica della mano tesa all’Islam aveva vissuto il suo momento più importante nel corso della mattinata, con la visita di Obama e della first lady Michelle alla moschea Istiqlal, nel centro della capitale. Michelle, per l’occasione, indossava un velo di color beige, decorato con perle d’oro, e un abito verde pallido: il velo non è richiesto per un non musulmano, ma la scelta era tesa a confermare gli sforzi di Obama per dimostrare rispetto nei confronti del mondo islamico. Un gesto apprezzato dai religiosi. Obama non ha rilasciato dichiarazioni al termine della breve visita al complesso sacro, costruito da un architetto cristiano. In precedenza il presidente americano aveva detto che gli Stati Uniti sono “sulla buona strada” per il miglioramento dei loro rapporti con i paesi musulmani. Ieri ha ricordato che l’America non può essere sola nella lotta all’estremismo.

“Tutti noi dobbiamo combattere al Qaida ei suoi affiliati, che non hanno alcun titolo per essere i leader di alcuna religione, di certo non una mondiale come l’Islam”, ha detto il presidente sottolineando anche gli “enormi ostacoli” al processo di pace in Medio Oriente, prima di salutare il Paese della sua infanzia diretto a Seul, dove prenderà parte al G20. Una forte economia Usa è il più importante contributo che gli Stati Uniti possano dare alla ripresa globale. È questo il succo di una lettera che il presidente Usa ha inviato agli altri leader del G20 di Seul, che ha invitato a “fare la loro parte” per ridurre gli squilibri commerciali. “nessun paese – scrive Obama – può raggiungere l’obiettivo comune di una ripresa forte, sostenibile ed equilibrata da solo”. La lettera è stata inviata martedì, mentre il vertice che inizierà ufficialmente oggi.