Suu Kyi parla ai suoi dopo la liberazione: «Lavorare insieme per la democrazia»

YANGON – «Dobbiamo lavorare insieme». In un comizio di fronte a oltre 10.000 persone a Yangon, la storica leader dell’opposizione birmana, liberata dagli arresti domiciliari, è tornata a lanciare il suo messaggio invitando a non «perdere la speranza». Lo ha fatto di fronte alla sede del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Nld), mentre i suoi sostenitori giubilanti intonavano slogan come «lunga vita ad Aung San Suu Kyi» e «Amiamo Daw (signora) Suu».


Le autorità birmane non sono intervenute, ma erano presenti, dall’altra parte della strada, soldati e agenti di sicurezza che hanno fotografato la folla.
Aun San Suu Kyi ha dichiarato di voler ascoltare tutte le opinioni prima di prendere decisioni sui suoi piani futuri.
– Parlerò – ha detto in conferenza stampa – con chiunque voglia lavorare per il bene del paese e per la democrazia. Comunque – ha aggiunto – la riconciliazione nazionale significa riconoscere che vi sono differenze.


Suu Kyi ha inoltre sottolineato di non desiderare alcuna vendetta nei confronti del regime che l’ha tenuta prigioniera per 15 degli ultimi 20 anni.
– Non nutro alcun malanimo – ha infatti spiegato – nei confronti del governo per avermi tenuta prigioniera per tanto tempo. La base per la libertà democratica – ha affermato ancora Aung San Suu Kyi – è la libertà d’espressione. Anche se non siete interessati alla politica, la politica verrà da voi. Dovete impegnarvi – ha proseguito – per difendere ciò che è giusto.


Del resto, ha sottolineato la leader dell’opposizione birmana, «non credo che l’influenza e l’autorità di una sola persona possa far progredire un paese. Una persona da sola non può fare qualcosa così importante come portare la democrazia a un paese».
E poi, ha proseguito:
– Se il mio popolo non è libero, come potete dire che io sono libera? Nessuno di noi è libero.