Governo, la road map della verifica: prima la Finanziaria poi la fiducia

ROMA – La Finanziaria verrà approvata in tempi rapidi entro la prima decade di dicembre per lasciare spazio, poi, all’evoluzione in Parlamento della crisi politica. E’ questa la road map emersa ieri nell’incontro del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con i presidenti della Camera e del Senato.

I presidenti di Camera e Senato, al termine dell’incontro con il Capo dello Stato, secondo quanto si apprende, hanno concordato che il Senato concluderà l’esame della legge di stabilità entro la prima decade di dicembre. La mattina del giorno 13 si svolgeranno al Senato le annunciate comunicazioni del governo, e alla Camera nel pomeriggio il dibattito sulla mozione di sfiducia presentata da Pd e Idv. Il giorno successivo avranno luogo le relative votazioni. Le votazioni sulla mozione di fiducia al Senato e quella di sfiducia al governo alla Camera saranno votate contestualmente il 14 dicembre.

Con in mano la fiducia del Senato, in ogni caso Berlusconi dovrebbe dimettersi se invece fosse sfiduciato a Montecitorio. Ma a quel punto, con due diverse maggioranze nei due rami del Parlamento, chiederebbe al Capo dello Stato di sciogliere la sola Camera o entrambe le Camere per andare al voto in primavera.
Tramontata l’ipotesi di un Berlusconi-bis allargato all’Udc, bocciata fin da subito da Pier Ferdinando Casini e definita ormai fuori tempo massimo anche da Fini, resta però sul tavolo ancora un’opzione. Che il premier, da qui al 14 dicembre, possa ancora riportare dalla sua parte qualche esponente di Fli e quindi avere la fiducia, ancorchè di misura, anche alla Camera. E’ quella che Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, definisce ‘’la nostra controffensiva di verità, perchè chi è passato in Fli ci pensi bene prima di votare la sfiducia al governo’’.

Daniela Santanchè convoca infatti una conferenza stampa per rivelare, insieme al ritorno del figliol prodigo Angeli nel Pdl, ‘’diverse telefonate da parte di finiani indisponibili a votare la sfiducia al governo’’. Almeno cinque, si vocifera, mentre tre sarebbero i futuristi pronti a tornare nel Pdl (Polidori, Consolo e Moffa) dopo la fuga in avanti dei Briguglio e dei Bocchino che, senza essere smentiti da Fini, parlavano già di larghe intese con il Pd in coalizioni elettorali o in esecutivi di unità nazionale.

I finiani, a loro volta, denunciano una campagna acquisti fatta senza esclusione di mezzi (a partire da quelli economici) per spaventare il maggior numero possibile di esponenti di Fli, anche facendo circolare cifre gonfiate su passaggi in corso.

Berlusconi: «Era quello che volevo»

ROMA – Concluso l’incontro del capo dello Stato con Gianfranco Fini e Renato Schifani, dal Colle è stato sottolineato che solo dopo l’approvazione della Legge di Stabilità, i due rami del Parlamento passeranno all’esame della crisi politica.


‘’Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – si legge nella nota diffusa dal Quirinale – ha ricevuto il Presidente del Senato Renato Schifani e il Presidente della Camera Gianfranco Fini, secondo una prassi consolidata di consultazione risultata sempre fruttuosa in delicati momenti della vita istituzionale’’.


La nota prosegue indicando che ‘’l’incontro odierno ha permesso di registrare la concorde adesione delle forze parlamentari all’esigenza di dare la precedenza, nei lavori della Camera e del Senato, all’approvazione finale delle leggi di stabilità e di bilancio per il 2011. Tale esigenza era stata nei giorni scorsi richiamata dal Capo dello Stato in nome dell’interesse generale del paese nelle attuali difficili vicende finanziarie internazionali. Subito dopo la conclusione dei suddetti adempimenti, nei tempi definiti nelle competenti sedi delle Conferenze dei capigruppo, si procederà all’esame della crisi politica, culminata nella presentazione alla Camera di una mozione di sfiducia al governo ai sensi dell’art. 94 della Costituzione, e nella richiesta del Presidente del Consiglio di rendere comunicazioni al Senato e alla Camera. Il Presidente della Repubblica – conclude la nota – ha auspicato una costruttiva intesa in proposito tra i Presidenti e tra gli organismi rappresentativi dei due rami del Parlamento’’.


– Era quello che chiedevo -. Così il premier Silvio Berlusconi avrebbe commentato con dirigenti del Pdl la decisione presa dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il presidenti dei due rami del Parlamento Gianfranco Fini e Renato Schifani – La linea – avrebbe spiegato il Cavaliere ai suoi – resta quella decisa con Umberto Bossi: nel momento in cui il governo dovesse ottenere la fiducia solo al Senato e non a Montecitorio io mi recherò da Napolitano a chiedere lo scioglimento della Camera o di entrambe. Ovviamente – avrebbe sottolineato il Cavaliere -, la decisione finale spetta al Capo dello Stato.


Nel corso del vertice di Arcore le due ipotesi ‘’fiducia o voto’’ non sono state le uniche prese in considerazione da Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Chi era presente racconta di una disamina piuttosto approfondita dell’attuale situazione politica e dei possibili scenari. Sgombrato il campo dall’ipotesi di un ‘Berlusconi-bis’ su cui avrebbero Calderoli, ma soprattutto Maroni, chiesto una maggiore riflessione si è passati a disquisire delle possibili scelte del Capo dello stato.
L’impressione generale dei presenti è che il Quirinale difficilmente manderà all’opposizione Pdl e Lega. Resta il fatto che le prerogative del Capo dello stato teoricamente ammettono altri scenari. Ipotesi alternative che ovviamente sono state prese in considerazione.


– Nel caso in cui Napolitano scelga diversamente andremo all’opposizione, noi e la Lega, che problema c’è? – spiega un dirigente del Pdl al termine dell’incontro. In fondo, prosegue nel ragionamento, ‘’quanto potrà durare questo governo tecnico? 6-9 mesi? Noi non saremo con le mani in mano…’’.
E il ragionamento di molti, condiviso anche da Berlusconi, è che in quel caso sarebbe facile stare alla finestra e gridare al golpe contro chi, senza il voto dei cittadini è andato al governo. Quasi uno scenario favorevole, secondo il dirigente del Pdl. L’ipotesi del voto anticipato resta però per tutti, Cavaliere per primo, lo scenario più probabile. Anzi, qualcuno ha colto nelle parole del premier l’intenzione di andare alle urne comunque, anche nel caso di una doppia fiducia alla Camera e al Senato.


Infine c’è chi invece suggerisce che a Montecitorio Berlusconi non vada proprio: incassata la fiducia a palazzo Madama il Cavaliere salirebbe al Colle mostrando il voto del Senato come ‘arma’ antigoverno tecnico e chiedendo il voto anticipato. Nel corso del vertice si è poi affrontato il ‘caso’ Gianfranco Fini: più di quello che ho fatto non potevo fare, ha sottolineato Berlusconi con i presenti ricordando che i finiani hanno prima fondato un gruppo, poi un partito e ora sono usciti dal governo. E’ un escalation – ha spiegato il premier ai suoi interlocutori – che non posso più accettare e alla quale è ora di mettere la parola fine.