L’Italia invierà altri 200 istruttore

ROMA – L’Italia invierà in Afghanistan almeno altri 200 addestratori per le forze di sicurezza locali, facendo così salire il suo contingente già ‘’entro l’anno’’ a circa 4200 militari. Ad annunciarlo ufficialmente al vertice Nato di Lisbona dei prossimi giorni sarà il premier Silvio Berlusconi, che non vuole presentarsi a mani vuote ad un summit fondamentale per il futuro dell’Afghanistan. Sono stati i ministri degli Esteri Franco Frattini e della Difesa Ignazio La Russa – che accompagneranno il presidente del Consiglio in Portogallo – ad anticipare al Parlamento l’orientamento del governo italiano. La strategia che si delineerà a Lisbona assieme agli alleati sarà quella della ‘transizione’, ovvero del graduale passaggio di consegne – provincia per provincia – della sicurezza nelle mani della polizia e delle forze armate afghane, con la conseguente progressiva riduzione delle ‘’forze combattenti’’.


Il percorso sarà avviato nella primavera del 2011, con l’auspicio di completarlo nel 2014. Ma le date, hanno avvertito i ministri, sono condizionate dalla situazione sul terreno che, almeno al momento, resta tutt’altro che favorevole. Anche per questo motivo, per non dare punti di riferimento e scadenze temporali agli insorgenti, dal vertice di Lisbona non sortirà ‘’nessun calendario su chi se ne andrà, da quale provincia e quando’’. Ovvio che l’Alleanza, nel chiuso delle stanze del vertice, di questi ragionamenti, corredati di date, ne farà. Non è un mistero, ad esempio, che la città di Herat (nella provincia occidentale sotto comando italiano) è considerata una delle zone più stabili del Paese: potrebbe perciò essere una delle prime ad essere ‘afghanizzate’, ovvero a passare sotto il controllo delle forze di sicurezza locali.


L’Italia comunque non intende affatto abbandonare il turbolento Afghanistan, e lo dimostra l’ulteriore invio di istruttori, apprezzatissimi da Stati Uniti e Nato:
– Più soldati impieghiamo per addestrare le forze di sicurezza afghane – ha spiegato La Russa – più facile è che la fase di transizione duri meno. Per questo non siamo rimasti insensibili al ‘grido di dolore’ che ci è venuto da Rasmussen, da Gates, dallo stesso Petraeus, condito dai grandi elogi per le capacità dei nostri addestratori.


Nessuno dei nuovi militari in partenza per l’Afghanistan andrà però ad allargare gli Omlt, vale a dire quei team che seguono gli afghani anche nelle operazioni anti-talebane sul campo.
– Si tratterà – ha puntualizzato infatti il titolare della Difesa – di 200 addestratori veri e propri ‘da scuola’, 100 per la polizia e 100 per le Forze armate.


Con il graduale passaggio di consegne dal 2011 di parti del territorio afghano alle autorità locali, i militari italiani non più necessari ad Herat – secondo le tre opzioni che La Russa ha elencato in Parlamento – potrebbero essere in parte rimpatriati, in parte reimpiegati in altre aree della regione Ovest e in parte utilizzati per compiti addestrativi.