Bersani stoppa Vendola Il governatore teme ‘furbizie’

ROMA – Il patto di non belligeranza tra Vendola e Bersani salta dopo 40 giorni: il governatore della Puglia ha ieri rilanciato il refrain ‘’primarie subito’’ con cui aveva martellato il Pd dall’inizio di settembre fino a quel 12 ottobre in cui aveva siglato una tregua con il segretario dei Democratici. Questa volta Bersani ha risposto a tono, mentre deve affrontare le improvvise mosse di altri possibili partner, e cioè Pier Ferdinando Casini e Marco Pannella.

In una intervista alla Stampa, Vendola ha mostrato la propria insofferenza verso scenari con governi di transizione. Il leader di Sel ha invitato la sinistra a ‘’uscire dalle logiche di Palazzo, riagganciare la vita della gente e i problemi veri della societa’’’ con un ‘’programma partecipato sul cambiamento di questo Paese’’. Come?
– Dico primarie – ha spiegato – perchè non conosco un altro strumento. Non ne ho il mito. Ma se i partiti cedono sovranità, allora possiamo tornare a vincere.


E non manca una frecciata a Bersani, per le possibili ‘’furbizie’’ del Pd per evitare le primarie. Ma il segretario Democratico questa volta non abbozza.
– Vendola può tirare tutti per la giacca – ha detto – tranne noi. Io sono l’unico segretario eletto con le primarie, sia a destra che a sinistra. Non ci tirino per la giacca o le primarie se le fanno da sè.


E poi, ha aggiunto, che senso ha convocare ora i gazebo?
– Non c’è ancora nè una coalizione nè ci sono elezioni in vista – precisa.


Insomma nel Pd le parole di Vendola vengono viste come una mossa strumentale.
– Nichi sbaglia obiettivo e tempi – ha detto Enrico Letta – il problema oggi è far cadere Berlusconi.


Poi un consiglio al leader di Sel:
– Almeno per un po’ lasci da parte il suo chiodo fisso, cioè il tentativo di Opa sul Pd. E pensi piuttosto ad aiutarci, insieme all’Udc e a Fli, a far cadere Berlusconi.


Sulla stessa lunghezza d’onda di Bersani e Letta, c’è Massimo D’Alema, anche lui poco tenero con il governatore della Puglia. Le primarie sostiene D’Alema, non possono essere usate per lanciare ‘’le smanie di protagonismo di Vendola’’. Il quale viene invitato caldamente a non utilizzare le primarie come ‘’un’arma contundente’’ contro chi le ha promosse, cioè il Pd.

L’irritazione in casa Pd nasce anche dal fatto che da una settimana i sondaggi mostrano finalmente una dinamica nuova nell’elettorato: l’asse Pdl-Lega per la prima volta perde punti a favore del non-voto, e sempre per la prima volta da questa area si spostano fette, seppur ancora piccole, verso il centrosinistra, tanto è vero che qualche rilevazione registra un sorpasso. Sarebbe seccante riproporre agli elettori di nuovo un centrosinistra rissoso.
– Se si va al voto – ha detto sicuro Bersani – vinciamo noi.


Bersani poi ha affermato di non temere un confronto alle primarie con Vendola: ha ammesso che ‘’il carisma’’ non è il suo asso nella manica, però è sicuro di poter contare su alti fattori.
– Io balle non ne ho mai raccontate – ha sottolineato -. E nessuno mi convincerà a iniziare adesso. Certo posso cercare di migliorare, ma la mia idea è che al dunque contano solo la sincerità e l’autenticità.


– Se l’Italia decide di uscire dalla frenesia di Berlusconi – osserva Gigi Meduri, ex presidente della Calabria e fedelissimo del segretario – Bersani è la persona giusta, affidabile e pacato.
Intanto però Bersani deve destreggiarsi tra le mosse di Pannella e Casini. Il segretario radicale, con cui era in programma un incontro, ha reagito irritato per il rinvio di una settimana del faccia a faccia, annunciando che non andrà. E Casini ha chiuso la porta in faccia all’idea di Bersani di un ‘’patto di governo’’ tra il centrosinistra (Pd, Idv e Sel) e l’Udc.
– Casini e Vendola sono incompatibili, il Pd scelga – ha tuonato il leader centrista.