Euro, Merkel: «Situazione molto seria» Irlanda, il piano non convince i mercati

BERLINO – La situazione dell’euro «è eccezionalmente seria». A lanciare l’allarme è stata la cancelliera tedesca Angela Merkel, mentre la crisi irlandese agita i mercati.
– Non voglio disegnare un quadro drammatico – ha premesso il capo del governo di Berlino – ma voglio solo dire che un anno fa non avremmo potuto immaginare il dibattito che abbiamo avuto in primavera e le misure che abbiamo dovuto prendere sulla Grecia.


In un discorso a Berlino davanti alla Confindustria tedesca, la Merkel ha ammesso che l’Irlanda è «motivo di grande preoccupazione», anche se la crisi dell’ex tigre celtica è diversa da quella greca, perché in Irlanda il problema sono le banche.


La cancelliera ha poi ribadito la sua idea di coinvolgere i privati nel meccanismo di salvataggio permanente per i Paesi della zona euro che dovrebbe essere creato dopo il 2013, alla scadenza di quello nato nel maggio scorso (l’Efsf).
– Non abbandonerò questa mia posizione – ha assicurato -, perché altrimenti non potrà esserci il primato della politica sulla finanza, il nostro compito resta quella di chiedere condizioni e misure dure, ma anche di esprimere chiaro sostegno all’euro.


Per il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy «la rete di sicurezza per l’Irlanda è con tutta evidenza sufficientemente grande».
– Non voglio fare speculazioni sulle cifre esatte – ha affermato -, ma comunque non ci sono problemi per il meccanismo di stabilità europea.


Quanto al Portogallo, che i mercati ritengono possa essere il prossimo ad aver bisogno di assistenza finanziaria, il presidente del Consiglio europeo ha assicurato che «la situazione è sana e non c’è bisogno di aiuto».


Dall’Italia l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, si dice convinto che l’Italia non corra alcun rischio di un contagio da parte dell’Irlanda sulla tenuta dei conti pubblici ma, ha spiegato, «prima si sistema l’Irlanda meglio è».
– La volatilità – ha aggiunto – si sta accentuando.


Il vicedirettore generale del Fondo Monetario Internazionale John Lipsky mette in guardia dai possibili rischi dell’attuale situazione economica.
– I nuovi problemi sui mercati del debito sovrano europeo – ha detto Lipsky in un intervento all’Economic Club of New York – potrebbero trasferirsi all’economia reale, aumentando i costi del credito, restringendo le condizioni dei prestiti e modificando i flussi di capitale: di qui ulteriori pressioni sulle finanze pubbliche che potrebbero indebolire la fiducia dei mercati.


I mercati europei hanno reagito negativamente oggi al piano di salvataggio dell’Irlanda, che deve fare i conti anche con una crisi politica. Il premier irlandese Brian Cowen ha annunciato che a gennaio ci saranno nuove elezioni dopo che i Verdi sono usciti dalla coalizione di governo.


La crisi è arrivata dopo che due giorni fa l’Irlanda, il cui deficit schizzerà nel 2010 al 32% del Pil, ha chiesto assistenza al Fondo monetario internazionale e all’Unione Europea, i cui tecnici sono in questi giorni a Dublino per negoziare un pacchetto di aiuti che dovrebbe aggirarsi intorno agli 80-90 miliardi di euro.


Il portavoce del commissario Ue agli affari economici e monetari Amadeu Altafaj Tardio ha assicurato che la difficile situazione politica irlandese non ha alcuna influenza negativa sui negoziati in corso. «Penso che i negoziati termineranno come indicato entro fine novembre, e non ci sono ragioni di preoccupazione per quanto riguarda il loro esito», ha detto Altafaj. Per Bruxelles è fondamentale, però, il rispetto del «fermo impegno» assunto dal premier Cowen per l’approvazione della finanziaria 2011 e del piano di risanamento dei conti pubblici quadriennale annunciato per domani, «elementi fondamentali dei negoziati in corso», ha sottolineato il portavoce di Rehn.


Da parte sua il governatore della Banca Centrale irlandese Patrick Honohan, commentando la possibilità che i principali istituti di credito del Paese – alle prese con gravissime perdite – finiscano sotto il controllo di investitori stranieri, ha sottolineato: ‘’Non vedo davvero grossi problemi: la presenza di banche straniere è un vantaggio per l’economia».
Intanto, la Grecia ha ricevuto oggi il via libera per la nuova tranche di aiuti internazionali per 9 miliardi di euro.

CRISI 1


4 banche fanno tremare l’Europa

ROMA – Gli aiuti all’Irlanda da parte dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale potrebbero arrivare a 85 miliardi di euro di cui 35 destinati alle banche. Aiuti che, se le indiscrezioni venissero confermate, sarebbero superiori a quelli ipotizzati nelle scorse settimane dal governo irlandese ed in linea con le previsioni fatte da alcuni istituti finanziari. Il governo irlandese ha infatti stimato lo scorso mese che il salvataggio del sistema bancario del Paese avrebbe potuto aggirarsi tra i 40 e i 50 miliardi di euro, il 32% del prodotto interno lordo dell’Irlanda. Ma secondo un’analisi di Barclays Capital il costo potrebbe lievitare a 80 miliardi di euro.


La sola Anglo-Irish Bank avrebbe bisogno di un prestito compreso tra i 29 e i 34 miliardi di euro, a seconda della gravità della situazione. Allied Irish potrebbe avere bisogno di ulteriori tre miliardi di euro entro fine anno, che si andranno ad aggiungere ai 7,4 miliardi già stimati come necessari per la ricapitalizzazione dell’istituto di credito. Irish Nationwide Building Society avrà bisogno di altri 2,7 miliardi di euro per continuare ad operare. Bank of Ireland, in cui il governo controlla il 36%, è l’unica banca che non avrebbe bisogno di una ulteriore iniezione di liquidità e il mese scorso è riuscita a piazzare sul mercato titoli per 750 milioni di euro.


I Paesi con la più alta esposizione sul settore bancario irlandese sono la Germania con 46 miliardi di dollari, la Gran Bretagna con 42,3 miliardi, gli Stati Uniti con 24,6, la Francia con 21,1 miliardi, l’Italia con 3,6 miliardi e la Spagna con 2,5 miliardi, secondo i dati della Bri alla fine del primo trimestre 2010.

CRISI 2


Il piano ‘austeriti’, tra tagli e tasse


LONDRA – Tagli al salario minimo, ai sussidi di disoccupazione e al numero di dipendenti pubblici, ma anche una nuova imposta sugli immobili e sull’acqua e un aumento delle tasse sul reddito: è la ricetta di austerity del governo irlandese di Brian Cowen per uscire dalla crisi e incassare l’assegno salvabanche della Ue e dell’Fmi.


Il piano, che verrà annunciato ufficialmente oggi, è stato sottoposto ieri a una nuova riunione del governo e agli esperti internazionali chiamati al capezzale dell’ex Tigre Celtica. Secondo le indiscrezioni, la manovra di 15 miliardi di euro entro il 2014 (sei miliardi nel bilancio 2011) è ripartita per due terzi in risparmi sulla spesa pubblica, un terzo in aumenti di tasse. Sarebbero previsti tagli del 5 per cento nel prossimo anno alla spesa per welfare per arrivare all’11% alla fine del 2014.


La paga minima del Paese, che ora è fissata a 8,65 euro l’ora, sarà ridotta per i prossimi quattro anni. Un piano di esodi volontari permetterebbero di ridurre di 20 mila unità il numero dei dipendenti della pubblica amministrazione. E’ una scommessa mirata a salvare le banche e a non toccare la fiscalità superagevolata per le imprese (la corporate tax è al 12,5%) per non fare scappare le multinazionali che grazie alle tasse basse (osteggiate dai partner europei, ma ieri il ministro delle finanze irlandese Jan Kees e Jager ha suggerito un aumento, invece, dell’Iva) hanno scelto l’Irlanda per i loro impianti.


I sindacati hanno messo in guardia che il piano di austerity potrebbe provocare tensioni sociali: le unions hanno organizzato una marcia per sabato che ha già ricevuto decine di migliaia di adesioni. In cambio dell’austerity, il pacchetto di aiuti fino a 90 miliardi di euro garantirebbe all’Irlanda la possibilità di non ricorrere al mercato obbligazionario, per garantire il proprio debito, per i prossimi tre anni. Il piano prevederebbe anche l’immediata iniezione di capitali, per 10 miliardi di euro, in un numero di istituti del paese, incluso la Allied Irish Banks e la Bank of Ireland più un fondo di emergenza per rendere disponibili, se necessarie, ulteriori risorse alle banche.

CRISI 3


L’Europa scivola e brucia 81 miliardi, pesano l’Irlanda e le Coree


MILANO – Sono tornate indietro di 6 settimane le principali borse europee, raddoppiando il calo di Wall Street e bruciando in una sola seduta 81 miliardi di euro, tanti quanti i miliardi richiesti per salvare dal crac, secondo le stime dell’Ue, le banche irlandesi. Proprio la crisi del debito pubblico dei Pigs, in primis Irlanda e Spagna, con la Grecia ormai avviata verso la ristrutturazione del debito, e il grido d’allarme del cancelliere tedesco Angela Merkel, che ha indicato una ‘’situazione eccezionalmente seria’’ per la moneta unica, ha contribuito a bruciare carta sulle borse europee, mentre la ripresa delle ostilità fra le due Coree ha fatto il resto, spingendo su dollaro e franco svizzero a danno dell’euro.


Le vendite hanno interessato le banche, irlandesi e spagnole in primis, ma anche i principali istituti di credito inglesi esposti nell’area. Quanto alle banche francesi, ha pesato di più l’esposizione sulla Spagna. Vendite anche in campo automobilistico e per le materie prime. Sotto pressione Bank of Ireland (-22,88%) ed Allied Irish Banks (-19,12%). Il mercato teme che l’annunciata crisi di governo dopo l’approvazione della manovra economica possa portare al potere partiti ostili al piano di salvataggio concordato dall’attuale esecutivo con Ue e Fmi.


Vendite a Madrid su Santander (-4,73%) e Bbva (-3,9%), mentre a Parigi hanno sofferto Societè Generale (-4,69%), Credit Agricole (-4,26%) e Bnp Paribas (-3,82%). Giù a Lisbona Banco Espirito Santo (-3,47%) e ad Atene National Bank of Greece (-3,39%). Tra gli istituti inglesi hanno segnato il passo Standard Chartered (-2,74%) e Barclays (-2,13%). Pesanti gli automobilistici Volkswagen (-5,48%), Continental (-4,37%) e Renault (-2,82%), mentre tra le materie prime le vendite hanno interessato Antofagasta (-4,22%), Kazakhmys (-3,4%) e Rio Tinto (-2,75%). Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali borse europee. – Londra -1,75% – Parigi -2,47% – Francoforte -1,72% – Madrid -3,05% – Milano -2,07% – Amsterdam -2,22% – Stoccolma -1,60% – Zurigo -2,13% – Lisbona -2,18% – Dublino -3,37% – Atene -0,61%.