Venti di guerra tra le due Coree

SEUL – Due soldati sudcoreani sono morti e altri quindici sono rimasti feriti da una raffica di colpi di artiglieria pesante sparati nel Mar Giallo da unità nordcoreane. Secondo quanto ha reso noto l’agenzia di stampa Yonhap, citando il colonnello Lee Bung Woo, portavoce dei capi di stato maggiori riuniti, lo scontro è avvenuto all’altezza dell’isola di Yeonpyeong.


Numerosi proiettili sono stati esplosi sull’isola, i 1.600 residenti sono stati fatti evacuare, alcuni sono fuggiti a bordo di pescherecci. Almeno tre abitanti sono rimasti feriti sotto il fuoco delle 50 granate sparate dai nordcoreani. Secondo testimoni le fiamme hanno colpito 60-70 case.


Un caccia sudcoreano è stato in seguito dispiegato in volo nella zona. La Corea del Sud ha risposto all’attacco nordcoreano, hanno spiegato gli stati maggiori riuniti di Seul all’agenzia di stampa cinese Xinhua. Il presidente sudcoreano, Lee Myung Bak, ha convocato una riunione straordinaria del suo consiglio di sicurezza.


Pyongyang ha accusato però Seul di aver sparato per prima. Lo si legge in un comunicato pubblicato dall’agenzia di stampa di stampa ufficiale di Pyongyang. «Il nemico sudcoreano – è scritto nella nota – malgrado i nostri avvertimenti ripetuti, ha commesso provocazioni militari procedendo a tiri di artiglieria contro il nostro territorio marittimo nei pressi dell’isola di Yeonpyeong, a partire dalle 13». Per questo l’esercito nordcoreano «continuerà senza esitazioni i suoi attacchi militari se il nemico sudcoreano osa invadere il nostro territorio». Nuovi attacchi seguiranno se Seul violerà il confine marittimo «anche di 0,001 millimetri» è l’avvertimento lanciato dall’agenzia di stampa ufficiale della Corea del Nord, che ha citato il comando militare supremo di Pyongyang.


Sono circa mille i soldati sudcoreani dislocati sull’isola di Yeonpyeong che si trova a 12 chilometri dalla costa nordcoreana, e in un tratto di mare conteso fra le due Coree. Lo scorso marzo, nella stessa zona, una corvetta sudcoreana era stata affondata da un siluro lanciato da unità navali nordcoreane, 46 marinai erano rimasti uccisi.


La Cina ha sollecitato «tutti i paesi» coinvolti nei ‘colloqui a sei’ (Corea del Nord, Corea del Sud, Cina, Giappone, Russia e Stati Uniti) a ripristinare insieme le condizioni per il riavvio «il prima possibile» delle discussioni. Le parole del portavoce del ministero degli esteri, Hong Lei, sono state la prima reazione di Pechino alla notizia dell’attacco della Corea del Nord contro l’isola di Yeonpyeong. La Cina ha espresso «preoccupazione» per quanto avvenuto nel Mar Giallo, sollecitando le parti coinvolte «ad agire in modo da riportare la pace e la stabilità nella penisola Coreana».


Dura condanna dalla Casa Bianca. Gli Stati Uniti «condannano con forza» l’attacco di Pyongyang e sollecitano «la Corea del Nord a fermare le azioni belligeranti e a rispettare pienamente i termini dell’Accordo di armistizio», si legge in un comunicato della Casa Bianca.


Anche Mosca ha esortato entrambe le parti a «dimostrare contenimento e pace». «L’uso della forza è un percorso inaccettabile. Qualsiasi disputa nelle relazioni fra il Nord e il Sud deve essere risolta politicamente e diplomaticamente» ha affermato una fonte del ministero degli esteri russo, citata dall’agenzia di stampa ufficiale Itar-Tass.


Una «forte condanna» ha espresso l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton, che si è detta «profondamente preoccupata per gli eventi di oggi».


«Condanno fortemente questo attacco da parte della Corea del Nord – si legge in una nota – Faccio appello alle autorità nordcoreane perché si astengano da ogni azione che faccia rischiare un’ulteriore escalation e perché rispettino pienamente l’accordo di armistizio» tra le due Coree, sottolineando che la pace e la stabilità nella penisola coreana restano essenziali per la regione e il mondo intero».


«Condanniamo in modo molto duro l’attacco attuato dalla Corea del Nord» ha detto anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, parlando in conferenza stampa a Gerusalemme insieme al collega israeliano Avigdor Lieberman. Il titolare della Farnesina ha parlato di un imminente comunicato congiunto del G8 sulla questione.