Seoul sospende gli aiuti a Pyongyang La Corea del Nord: “Verso la guerra”

Con la scoperta di due cadaveri di civili è salito a quattro il bilancio di morti, che potrebbe ancora aggravarsi, del bombardamento effettuato dalla Corea del Nord contro un’isola sudcoreana. I mezzi d’informazione del Paese mettono l’accento sul “primo attacco contro la popolazione” civile dal 1953, quando la guerra di Corea è terminata con un armistizio al quale non è mai seguito un trattato di pace.

Centinaia di profughi dalla piccola isola di Yeonpyeong, in gran parte pescatori, si sono rifugiati sulla più vicina città costiera, Incheon, mentre lo stato di massima allerta rimane in vigore e stringenti misure di sicurezza sono state introdotte su tutta la costa occidentale del paese, di fronte all’isola. “C’erano fumo e fuoco dappertutto, sembrava veramente la guerra”, ha dichiarato uno di loro. Ad Incheon si trova anche l’aeroporto internazionale che serve la capitale Seul. In superficie tutto appare normale sia all’aeroporto che in cittàma la paura è palpabile. La televisione mostra a getto continuo immagini di case distrutte o danneggiate dalle bombe nordcoreane.

“Temo che la crisi possa espandersi e peggiorare”, ha detto un giovane di 29 anni, Jeon Seung-wook, che vive nella città costiera. “Solo quando è stato dichiarato lo stato d’emergenza ho capito quelle immagini televisive mostravano cose vere”, ha aggiunto il giovane. “Io invece – ha afferma una donna di mezza età che ha il figlio sotto le armi – sono entrata in panico appena ho sentito la notizia”. Seul ha promesso di rispondere a tono se ci saranno “altre provocazioni” e oggi è stato annunciato che domenica prossima si terranno delle esercitazione navali congiunte dalla Corea del Sud e dagli Stati Uniti. Pyongyang ha risposto ribaltando le accuse e affermando minacciosamente che “le azioni della Corea del Sud hanno portato la penisola sull’orlo della guerra”.

E all’indomani del bombardamento nordcoreano all’isola sud-coreana di Yeonpyeong, Corea del Sud e Stati Uniti hanno deciso di tenere esercitazioni militari congiunte, per quattro giorni, nelMar Giallo, proprio nello specchio d’acqua teatro del duello. L’accordo è stato raggiunto in una conversazione telefonica tra i presidenti Lee Myunbak e Barack Obama. Il presidente Usa, che ha schierati 28.500 soldati in Corea del Sud, ha precisato che le esercitazioni militari erano previste già prima della crisi; e non ha voluto speculare su possibili misure di ritorsione militari statunitensi, ma ha rivolto un appello chiaro alla Cina perché chiarisca “alla Corea del Nord che ci sono una serie di norme internazionali che vanno rispettate”.

E poco dopo l’annuncio, la portaerei Uss George Washington – una nave militare a propulsione nucleare che trasporta 75 aerei da guerra e un equipaggio di oltre 6 mila uomini- ha lasciato la base navale giapponese di Yokosuka, a sud di Tokyo, ed è salpata alla volta del Mar Giallo. Dunque, manovre militari congiunte per fermare ogni eventuale nuovo rigurgito di violenza da parte di Pyongyang, ma soprattutto spingere la Cina a esercitare la sua influenza sul suo riottoso alleato. In realtà gli analisti osservano che l’ultima ‘bravata’ del regime di Pyongyang conferma la limitata influenza del gigante asiatico sul suo imprevedibile vicino di casa. Ma dopo l’attacco, che ha suscitato un coro unanime di condanna, Pechino ha semplicemente espresso la sua “preoccupazione”, chiesto che si verifichino i fatti e invitato le parti “a dar prova dimoderazione”.

Come rappresaglia all’attacco nordcoerano, le autorità sudcoreane – che avevano denunciato la “atrocità disumana” commessa contro civili indifesi – hanno annunciato la sospensione degli aiuti umanitari promessi a Pyongyang dopo le alluvioni dello scorso agosto. E per tutta risposta il regime di Pyongyang ha accusato Seul perché – ha fatto sapere – con le sue “avventate provocazioni militari” e l’annuncio che sospende gli aiuti umanitari, sta “portando la tensione sull’orlo della guerra”.