La protesta degli atenei, i monumenti ‘Testimonial’ del dissenso

ROMA – Colosseo, Torre di Pisa, Mole Antonelliana, Abbazia del Santo a Padova: i monumenti-simbolo del Belpaese sono diventati testimonial di rango della protesta del mondo universitario contro la riforma degli atenei. Gli studenti li hanno occupati con l’intento di dare la massima visibilità a un dissenso che già ha attirato i riflettori nei giorni scorsi con il passaggio dalle piazze ai tetti delle facoltà. Le contestazioni sono andate avanti di pari passo con l’esame del ddl che riordina il sistema universitario da parte dell’aula della Camera.

Ieri mattina il ministro Gelmini, intervistata di buon’ora, era sembrata ottimista.
– Spero che prevalga il senso di responsabilita – ha detto confidando sul consenso di Futuro e Libertà accontentata con la riscrittura di due emendamenti ritenuti cruciali dai finiani. Era previsto addirittura il voto finale a ieri in mattinata, ma poi qualcosa si è inceppato. Il Governo è andato di nuovo ‘sotto’ su un emendamento di Fli e il ministro, visibilmente indignata, ha avvertito:
– Finchè Fli su un emendamento non particolarmente significativo marca una differenza, questo rientra nella tecnica parlamentare. Mi auguro che non accada che vengano votati emendamenti il cui contenuto stravolga il senso della riforma, non sarebbe accettabile, se così fosse come ministro mi vedrei costretta a ritirarla.

La conferenza dei capigruppo ha stabilito il rinvio del voto a martedi’ prossimo e si riprenderà l’esame dall’emendamento anti-dinastie. Intanto ieri è passato quello che chiude l’epoca dei rettori a vita: potranno restare in carica solo un mandato, per un massimo di sei anni.

Un lungo week-end di pausa quindi, che il Pd spera possa portare consiglio al ministro.
– Abbiamo bloccato alla Camera la brutta legge sull’università. La Gelmini ha quattro giorni di tempo per ritirarla e discutere con gli studenti e i ricercatori che protestano prima di tornare martedì nell’aula di Montecitorio dove il governo è stato sconfitto quattro volte – ha detto il vicepresidente vicario dei deputati del partito democratico Michele Ventura.

Sperano in un ritiro del provvedimento anche gli studenti e i ricercatori che ieri sono rimasti sui tetti degli atenei, ne hanno occupati altri, hanno sfilato per le vie dei centri cittadini – scontrandosi a Firenze e Torino con le forze dell’ordine – hanno presidiato Montecitorio e pure srotolato uno striscione dal tetto della sede del ministero a Piazzale Kennedy con lo slogan ‘’ Né manager nè baroni, i privati fuori dai maroni’’. Contro i baroni aveva puntato l’indice ieri, via etere, il ministro accusandoli di volere, attraverso gli studenti, bloccare una riforma ‘’che rende l’università italiana finalmente meritocratica, che pone fine al malcostume di parentopoli, che blocca la proliferazione di sedi distaccate inutili e di corsi di laurea attivati solo per assegnare cattedre ai soliti noti’’. Un’interpretazione per nulla condivisa dagli studenti.

‘’Altro che colpire i baroni: le uniche vittime di questa riforma sarebbero gli studenti, i dottorandi, i precari e i ricercatori’’ hanno replicato le associazioni studentesche. Le posizioni restano distanti.
– Vediamo come va a finire martedì – ha cautamente dichiarato Mariastella Gelmini.