Governo Ko, slitta il voto

ROMA – Nuova giornata di passione per il governo alla Camera, che non riesce ancora a portare a casa la riforma dell’Università: riforma che, a questo punto, slitta alla prossima settimana, con il voto finale previsto per martedì. A Montecitorio l’esecutivo va sotto su un emendamento di Fli, che passa grazie al sostegno di Pd, Udc e Idv, e anche per le assenze fra i banchi del Pdl. La Gelmini minaccia il ritiro se il testo venisse snaturato dall’approvazione di altri emendamenti dei finiani.

Nel frattempo l’opposizione, con Pier Luigi Bersani, fa sapere che se si vuole la cessazione delle ostilità, il ministro dovrebbe davvero ritirare la riforma. Per effetto dello slittamento del voto sulla riforma Gelmini slitta in avanti anche il voto sulla mozione di sfiducia al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, presentata dall’Idv in seguito al crollo nell’area archeologica di Pompei: prima di Bondi, l’assemblea di Montecitorio dovrà esprimersi sul decreto sicurezza, sul ddl sulla libertà di impresa, nonchè sulle mozioni su Calderoli e sulla Rai.

Che per la riforma dell’Università non sarebbe stata una gran giornata si capisce dall’inizio del dibattito d’Aula, quando l’opposizione contesta l’assenza di copertura finanziaria sul ddl. Ieri, a metà mattinata, al primo emendamento di Fli sull’abilitazione dei docenti, la frittata è fatta: il finiano Granata non lo ritira, e la richiesta di modifica del testo passa, malgrado il no del governo, con 261 no, 282 sì e tre astenuti. Parte il boato del centrosinistra: Dario Franceschini sottolinea che ‘’ci sono i numeri per la sfiducia’’. E in Aula si creano due capannelli, a mostrare anche plasticamente la divisione nel centrodestra.

Il primo nei banchi del Fli con Bocchino, Granata e Della Vedova a studiare il fascicolo degli emendamenti in vista di possibili nuove imboscate; l’altro, accanto al banco della commissione, con la presidente della commissione Cultura Aprea ed i colleghi del Pdl Milanese e Crosetto a cercare di capire come difendersi. Al banco del governo, Mariastella Gelmini è sola; sbaglia anche a votare, con il collega Alfano, e unisce il suo voto a quelli dell’opposizione. Si va avanti stancamente, ma Pier Luigi Bersani accende gli animi rispondendo una ad una alle critiche avanzategli dalla Gelmini sulla sua visita agli studenti sui tetti dell’ateneo romano (‘’ci sono salito e continuo a salirci’’) e sul suo curriculum accademico.

Per tagliare la testa al toro Bersani mette on line l’elenco dei suoi esami universitari e sfida la Gelmini a fare altrettanto. Al fianco del ministro si si schiera il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto.
– State lisciando il pelo – gli urla, alludendo agli scontri di ieri in Senato – a un movimento minoritario ed estremista che provocherà danni seri al Paese. Ci aspettavamo da voi un po’ più di riformismo e molto mena demagogia.

A ora di pranzo si sospende: il Pd ha un appuntamento di partito nel pomeriggio in Toscana, per cui tutto è rinviato, con dispiacere della Lega, alla prossima settimana. Per allora si dovrà sciogliere un altro nodo, l’emendamento dell’Idv per il contrasto alle dinastie dei ‘baroni’ universitari, che Fli ma anche la Lega vogliono votare.